San Gemini e il suo Patrono che arrivò profugo dalla Siria

In occasione della Giornata mondiale del migrante e del rifugiato mi è stato chiesto di affrontare questo argomento. Lo faccio tenendo presente:
– La liturgia dell’Epifania, che ci ha ricordato il mistero rivelato da Dio: “Le genti sono chiamate in Cristo Gesù a condividere la stessa eredità, a formare lo stesso Corpo e a essere partecipi della stessa promessa”.
– Il messaggio di Papa Francesco in occasione della Giornata mondiale della pace “Migranti e rifugiati: uomini e donne in cerca di pace”.

Oltre all’invito ad avere uno sguardo contemplativo sui migranti, il Papa ci indica quattro pietre miliari per l’azione: accogliere, proteggere, promuovere e integrare. Questo fanno i discepoli di Gesù, che è stato accolto da Maria e Giuseppe, protetto dalla furia omicida di Erode, apprezzato per gli insegnamenti, i prodigi, infine per la vittoria sulla morte; Egli è diventato “la pietra angolare che riunisce i popoli in uno”.

San Gemine porta in sé l’esperienza del migrante e del rifugiato. Nasce in Siria nel 770 d.C. da Miliziano e Belliade della dinastia dei Barmecidi, originari di Baghdad, buddisti; rifugiati a Damasco, accolti dal califfo del tempo, abbracciano l’islam, ricevono incarichi importanti, i loro figli frequentano la scuola dei monaci siriani, vengono formati alle attività di governo.

Ma Gemine, attratto dalla testimonianza dei monaci, soprattutto dalla loro bontà e dalla fortezza nel vivere in pace in un mondo ostile, diventa cristiano, e con lui tutta la famiglia – che per questo sarà sterminata, tutti tranne lui, che, liberato dal carcere, riceve l’ordine di rifugiarsi in Italia. Dopo aver atteso a lungo sul- le rive del mare l’arrivo di una nave, finalmente può partire e sbarcare a Fano.

Giunto nella nostra terra, viene accolto, protetto, stimato così tanto da essere considerato un santo, motivo che lo spinge a ritirarsi a Ferento (Viterbo), dove nell’anno 815 termina la sua vita terrena. Poi verrà riportato nella terra che tanto lo aveva amato e sarà considerato patrono della città che prenderà nome da lui: Geminopoli, città di Gemine.

Perché così tanti rifugiati e migranti? Si chiede Papa Francesco. La figura di san Gemine ci riporta alla situazione della Siria, ed è l’occasione per comprendere come mai ci siano tanti migranti e rifugiati ai nostri giorni. La Siria era un mosaico di culture e religioni, dal 2011 è teatro di una guerra crudele: 500 mila vittime e 11 milioni di migranti e rifugiati. Oramai è chiaro che non si tratta di guerra civile, ma voluta dalle potenze occidentali: Usa, Europa e i loro alleati mediorientali Arabia Saudita, Turchia, Qatar, Emirati Arabi.

Da sette anni anche noi italiani, cristiani, nel silenzio quasi totale dei vescovi e dei preti, stiamo dalla parte dei ribelli, sostenendo la lotta armata e condividendo un embargo criminale. Stiamo dalla parte di chi ha distrutto tutte le infrastrutture di un Paese bellissimo e tollerante, dove cristiani di ogni confessione, musulmani sciti, sunniti e alawiti, curdi, drusi… vivevano in sostanziale armonia.

Il Vescovo di Aleppo, parlando all’università Urbaniana, ha ringraziato gli italiani, ma ha ribadito che i siriani aspirano a tornare a vivere nel loro Paese. Ci ha chiesto tre cose: smettere di sostenere la lotta armata, smettere di fare affari con i terroristi e annullare l’embargo. La rispoomenica sta del nostro sottosegretario è stata che il Governo intendeva rendere ancora più duro l’embargo, e il nemico da combattere era Assad.

Questa è la politica dell’Occidente: curare i propri interessi, va bene anche la guerra se serve ad ottenere quello che vogliamo, e a difendere ciò che possediamo. Prima della Siria abbiamo fatto disastri in Iraq, in Afghanistan, in Kosovo, trascurando totalmente la politica non-violenta di Rugova, in Libia, oggi nello Yemen, dove l’Arabia Saudita sta massacrando il popolo yemenita anche con le armi italiane. In Africa è ancora peggio.

È cosa buona accogliere, proteggere, promuovere, integrare; ma sarebbe meglio se smettessimo di affamare i popoli, di fomentare guerre che servono alla nostra economia, ai nostri interessi, a difendere il nostro prestigio. Come vorrei che Papa Francesco togliesse dal Catechismo della Chiesa cattolica la dottrina della “guerra giusta”! È in nome di questa dottrina che molti cristiani si sentono giustificati a costruire, vendere armi, addestrarsi e addestrare altri nell’arte diabolica della guerra. Basta poi con la Chiesa militare. Se i cristiani condannano la guerra, a che serve un’Ordinariato militare?

Leggi di più sulla parrocchia di San Gemini sull’edizione digitale de La Voce.

 

AUTORE: Don Gianni Sabatini