Abbiamo appena ricordato il decennale del terremoto (26 settembre 1997) che ha colpito duramente l’Umbria e le Marche. Al centro, come un’icona dei quel tragico evento, risultò, tra tutte, l’immagine della nube di polvere che si levò violentemente nella basilica superiore di San Francesco. Fu un segnale di allarme che fece il giro del mondo. Il segnale di un disastro che aveva colpito persone e case e chiese in tutta la zona toccata dal sisma. Ora le cose stanno altrimenti, anche se c’è ancora da fare. Ma quell’evento, possiamo dire, ha acceso un interesse per Assisi e per san Francesco che, pur essendo forte e diffuso da sempre, si è persino rafforzato. Questo è accaduto anche per il legame verso Francesco dimostrato da Giovanni Paolo II e da Benedetto XVI. L’attuale pontefice con la sua visita del 17 giugno di quest’anno ha reso un’intensa professione di stima e consonanza per il carisma francescano, non solo in quanto studioso di san Bonaventura, ma per l’intima rispondenza con l’esperienza mistica di san Francesco. Con la prossima festa del 4 ottobre si giunge ad un punto fermo, che segna uno stato di grazia che illumina molti aspetti e settori della vita cristiana attuale, in modo particolare per il nostro Paese che ha nel Santo di Assisi il suo patrono. È riconosciuto tale non solo dalla composita comunità francescana sparsa nel mondo, dalla Chiesa ufficiale e dalla massa del popolo cristiano, ma anche da larghi strati della società secolare che, attraverso una legge dello Stato, ha designato il 4 ottobre Giornata speciale di educazione alla pace e di dialogo tra le religioni e le culture. San Francesco in questo modo è riconosciuto come un modello di civiltà e un ispiratore di modelli di vita, principalmente per la sua attitudine umile e schietta di realizzare rapporti pacifici ed amichevoli verso tutti, anche i lebbrosi e i briganti, e per il suo sguardo contemplativo rivolto alle creature di cui canta la bellezza rendendo lode al Dio altissimo. Il suo messaggio risulta, così, pieno di freschezza e attualità, come ha affermato Benedetto XVI nel pellegrinaggio ad Assisi, nel corso del quale ha enucleato i punti essenziali della santità di Francesco dai quali dipende la sua attualità e popolarità. Ha sottolineato soprattutto l’atto iniziale della sua conversione, avvenuta ottocento anni fa, la regola di vita per sé e per i suoi frati, modellata sulla norma del santo Vangelo, che si traduce in ‘fede dritta, speranza certa e carità perfetta’. Francesco è stato un ‘uomo per gli altri’ perché era totalmente ‘uomo di Dio’. La celebrazione della festa di san Francesco tende ogni anno a far riemergere la sua fede cattolica e apostolica, contro una visione riduttiva della sua figura. A tale proposito, è opportuno ricordare che la sua visita al sultano d’Egitto Melek al-Kamel (1216), con tutto quell’apporto simbolico di superamento delle crociate e di apertura di dialogo con l’islam, era pure mossa da uno slancio missionario, che egli ha trasmesso nella Regola ai suoi seguaci, tuttora attenti a scorgere i segni del tempo in cui Dio li inviti apertamente alla predicazione. Lo ‘spirito di Assisi’, iniziato da Giovanni Paolo II (1986), in una visione matura e dopo l’esperienza sofferta dello stato di conflittualità e incomprensioni tra le religioni, suppone una ‘misura alta’ del vivere cristiano e non un abbassamento ai livelli della ricerca della pura convivenza civile. Benedetto XVI ha esortato la comunità diocesana di Assisi a prendere coscienza che a questa città guarda il mondo, e perciò deve essere un esempio di slancio missionario. Penso che tale richiamo trascenda la contingenza di un viaggio papale e si colleghi a san Francesco che, umile e povero, ma altrettanto coraggioso e ardente di amore, scrisse una lettera a tutti gli uomini, ed anche ai governanti, invitandoli alla conversione.
San Francesco, modello umile, ma altissimo
4 ottobre: Giornata di educazione alla pace e di dialogo tra le religioni
AUTORE:
Elio Bromuri