Alle ore 15 arriva in automobile al Sacro Convento, Papa Francesco, dopo ben tre fuori-programma: una visita alle Clarisse di Spello, poi a quelle del monastero di Santa Chiara, e un rapido passaggio all’Istituto Serafico.
Bergoglio saluta i presenti (contingentati) dal finestrino, quindi scende alla tomba di san Francesco dove celebra una messa “in rito spartano”: una quindicina di persone, niente cerimonieri né concelebranti, e neppure due parole dopo la lettura del Vangelo, che sono state affidate al presidente dei Vescovi umbri, mons. Renato Boccardo.
Al termine della liturgia, lì direttamente sull’altare, senza togliersi i paramenti, il Papa ha firmato tre copie dell’enciclica Fratelli tutti. Si è fatto accompagnare da persone poco note che, lontano dai riflettori, collaborano alla stesura dei documenti papali: mons. Paolo Braida, capo della sezione italiana della Segreteria di Stato, e due traduttori.
Hanno espresso le loro impressioni a caldo, ai microfoni di Umbria Radio, il direttore della sala stampa francescana, padre Enzo, e la sindaca di Assisi, Stefania Proietti. “Era un evento che sognavo!” ha confessato il primo. “La città intende fare proprio il messaggio del Papa” ha dichiarato la seconda.
Da domenica 4 ottobre sarà disponibile il testo della nuova enciclica, che – da qualche indiscrezione – si preannuncia rivolta al sociale e molto dura nei toni. Quasi una versione rinforzata della Laudato si’.