Non si può celebrare l’Anno della vita consacrata senza riflettere sul monachesimo. Il primo millennio dell’èra cristiana, dopo l’epoca apostolica e quella dei martiri, dei Padri e Dottori della Chiesa, si caratterizza in Oriente e Occidente per lo sviluppo della vita monastica. L’Umbria fin dalle origini ospita eremiti e santi monaci.
A cinquant’anni dalla proclamazione di san Benedetto a Patrono d’Europa, il 24 ottobre 1964 a opera del beato Paolo VI, ne celebriamo la festa l’11 luglio, ma il Martirologio romano ne ricorda la morte il 21 marzo: pur cadendo in Quaresima, viene celebrata solennemente a Norcia, Subiaco e Montecassino e in tutti i monasteri benedettini del mondo. San Benedetto, nato a Norcia nel 480, da giovane viene a contatto con l’esperienza monastica di sant’Eutizio, ne rimane affascinato e, dopo gli studi giovanili a Roma, inizia la sua vita solitaria a Subiaco, ove fonda 12 piccoli monasteri e infine, nel 529, si trasferisce a Montecassino. Lì realizza il suo progetto maturo e completo scrivendo la sua Regola, che rimane il codice fondamentale di tutto il monachesimo occidentale. Di fronte alla storia millenaria del monachesimo, ci chiediamo se questo fosse il progetto originale di san Benedetto, se cioè volesse costruire una società – così complessa e avanzata – volta al solo cammino di santità, di perfezione umana e cristiana, di ascetismo e spiritualità, oppure se intravvedesse e prevedesse anche uno sviluppo culturale, artistico e sociale, se non addirittura politico. La domanda è pertinente, e la risposta è già nella storia. San Benedetto, con la sua sapientissima Regola e la sua meravigliosa vita (descritta da san Gregorio Magno nel libro II dei Dialoghi), ha posto le basi per questa felice realizzazione.
Dalle ceneri della romanità e dalle incerte sorti della civiltà antica, san Benedetto si presenta come un uomo rinnovato dalla fede, che programma e costruisce una nuova civiltà retta sui principi del Vangelo e dell’ascetica del monachesimo. Egli non rifiuta né la cultura né il meglio della civiltà, né soprattutto i nuovi popoli, Goti, Ostrogoti, Vandali, che anzi integra nella propria istituzione. Questa diventa così una comunità organizzata, ove vige la legge dell’amore cristiano.
La comunità, concepita in forma piramidale, esprime l’autorità dell’abate, il pater familias, ma anche una modernissima partecipazione democratica guidata dal Consiglio degli anziani; prevede inoltre l’intervento di tutta la famiglia nelle decisioni più importanti della vita comunitaria, come l’elezione dell’abate, l’accettazione dei nuovi monaci e le principali scelte economiche. Mirabile a tale proposito è il discorso che l’allora card. Joseph Ratzinger ha tenuto a Subiaco il 1° aprile 2005, in occasione del conferimento del premio San Benedetto: “Abbiamo bisogno di uomini come Benedetto da Norcia il quale, in un tempo di dissipazione e di decadenza, si sprofondò nella solitudine più estrema, riuscendo, dopo tutte le purificazioni che dovette subire, a risalire alla luce, a ritornare e a fondare Montecassino, la città sul monte che, con tante rovine, mise insieme le forze dalle quali si formò un mondo nuovo”. Il mondo nuovo di cui parla Ratzinger sarà l’Europa unita, alla costruzione della quale il monachesimo benedettino ha profondamente contribuito in quanto custode e depositario della cultura classica.
La diffusione del monachesimo trovò in Umbria un humus ideale, tanto da raggiungere nel Medioevo il numero di circa 300 monasteri. Oggi i Benedettini sono presenti nella nostra regione con 3 monasteri maschili e 10 femminili. Monasteri maschili: Assisi, San Pietro; Norcia, San Benedetto; Perugia, San Pietro. Monasteri femminili: Amelia, San Magno; Assisi, San Giuseppe; Bastia Umbra, Sant’Anna; Bevagna, Santa Maria del Monte; Castel Ritaldi, Santa Caterina; Citerna, Santissimo Crocifisso e Santa Maria; Fossato di Vico, Santa Maria del Fonte; Norcia, Sant’Antonio Abate; Perugia, Santa Caterina: Trevi, Santa Lucia. Cambiano i luoghi, cambiano le persone, ma l’ideale benedettino Ora, labora et lege o, come disse Paolo VI nel proclamare san Benedetto patrono d’Europa, “libro, croce e aratro” riassume la volontà di riportare in auge valori fondamentali del vivere umano, principi indispensabili in una vita comunitaria quale è rappresenta dall’ideale benedettino.