Ricordo del card. Joseph Glemp. Salvò la Polonia dal disastro

Chiesa e società. La scomparsa del card. Joseph Glemp, nei ricordi di Barberini
Giovanni Paolo II con il generale polacco Wojciech Jaruzelski (al centro) e il cardinale e arcivescovo di Varsavia Jozef Glemp (DANIEL JANIN/AFP/Getty Images)
Giovanni Paolo II con il generale polacco Wojciech Jaruzelski (al centro) e il cardinale e arcivescovo di Varsavia Jozef Glemp (DANIEL JANIN/AFP/Getty Images)

Il 23 gennaio scorso è morto in una clinica dove era ricoverato da tempo il card. Joseph Glemp, arcivescovo di Gniezno e Varsavia fino al 2009. Aveva 83 anni. Benedetto XVI lo ha ricordato elogiando la sua vita e il suo ministero episcopale, traendo lo spunto dal motto del suo episcopato Charitati in iustitia (per la carità, nella giustizia) dove la carità è la scelta prioritaria e la giustizia la via obbligata per conseguirla. Glemp ha seguito questo criterio ispiratore nella vita ecclesiale e nella attività di Pastore di una nazione, quale la Polonia, in piena crisi istituzionale e politica. Il generale commento nei media internazionali è riassunto nella affermazione secondo cui Glemp ha evitato la guerra civile nella sua nazione. Siamo negli anni ’80 e, appena nominato arcivescovo di Varsavia succedendo al card. Stefan Wyszynski, il grande elettore di Wojtyla a Papa, evitò la guerra civile dopo il golpe del 1981. Glemp si è trovato a capo della Chiesa polacca negli anni difficili dopo l’introduzione dello stato di guerra da parte del generale Wojciech Jaruzelski, di cui Glemp è stato diretto interlocutore. Di questa vicenda drammatica ci ha parlato Giovanni Barberini, per averla vissuta come studioso e diretto osservatore nei colloqui e nelle visite che ha avuto in quel periodo per motivi di studio, all’interno di quella ampia e difficile avventura culturale che lo stesso Barberini ha raccolto e raccontato nei due bei volumi di cui uno di documentazione sulla Ostpolitik della Santa Sede (Il Mulino, 2007). Non tutto è scritto in quei due volumi, molte altre informazioni e ricordi sono presenti nella memoria di Barberini che conosce la vita intima e i sentimenti di questo cardinale, con cui aveva grande familiarità e amicizia, che era uomo concreto, schivo, capace di ascoltare e capire le situazioni, senza illusioni né fanatismi, riuscendo ad avere una confidenza e una stima, che erano reciproche, con il generale Jaruzelski. Conserva del cardinale anche confidenze come quella della sua infanzia vissuta in una famiglia povera durante la quale ha fatto lavori umili e pesanti. Il prof. Giovanni Barberini, già ordinario di Diritto ecclesiastico e canonico all’Università degli studi di Perugia, ha avuto modo di constatare e soppesare l’importanza storica dell’azione concorde di Glemp e Jaruzelski, per esorcizzare una guerra civile che sarebbe stata estremamente disastrosa. L’uno e l’altro, il cardinale e il generale, hanno saputo prendere le distanze da opposti oltranzismi e da ambienti che spingevano per l’esasperazione del contrasto. Barberini ricorda l’appello di Glemp a “non uccidervi tra voi” quando pochi mesi dopo, il 13 dicembre, Jaruzelski impose la legge marziale in risposta ai sommovimenti causati dall’azione del sindacato Solidarnosc. Fu un appello non gradito da chi “mi ascoltava e si aspettava che io incitassi alla Resistenza”. Ma “io volevo calmare la situazione”. Momenti di tensione particolare ci furono e tentazioni di violenza come nella vicenda del prete Popieluszko, considerato nemico del regime comunista, ucciso barbaramente nel 1984. Anche in quella occasione, la prudenza prevalse sulla violenza (cf. Barberini, p. 319).

AUTORE: E. B.