E’ dal 1975 che l’Associazione italiana di santa Cecilia (Aisc) organizza delle ‘Tre giorni di formazione liturgico musicali’. La più recente ad Assisi, presso la Domus Pacis. Momenti di aggregazione, di celebrazione, di saluti, con la presenza di un gruppo di vescovi, oltre a quello di Assisi. Basterà citare i temi trattati per avere una cronaca dell’essenziale, lasciando emergere l’importanza di queste giornate di studio. Il tema generale del convegno era ‘La Costituzione Sacrosanctum Concilium e l’istruzione Musicam sacram: discontinuità e rottura col passato ovvero rinnovamento nella continuità?’.Mons. Tarcisio Cola, presidente dell’Aisc, ha tenuto la prolusione. Massimo Poltronieri, vice presidente, ha quindi trattato il tema ‘Ripartire dai testi. Il capitolo VI della Sacrosanctum Concilium e l’istruzione Musicam sacram: il sistema normativo’, centrando così il punto che per tutti dovrebbe restare un riferimento senza glossa. Canto gregoriano. La relazione di padre Daniel Saulnier di Solesmes, docente al Pontificio istituto di musica sacra, trattava ‘Il canto gregoriano e quello in lingua latina’. È stato ricordato il discorso di Benedetto XVI alla Curia romana nel Natale 2005, nel quale è detto che il Concilio non ha rappresentato una rottura bensì un rinnovamento nella tradizione. Saulnier ha sottolineato come il canto gregoriano abbia la sua validità e la sua centralità nella liturgia latina e come ‘ nonostante non sempre né da tutti riconosciuto ‘ abbia una sua innata funzionalità pedagogica alla santità e all’arte. Mons. Gianluigi Rusconi, preside del Pontificio istituto ambrosiano di musica sacra, ha poi parlato su ‘Il canto nella celebrazione della messa: la schola e l’assemblea quali compartecipanti’. A ruota è seguito l’intervento di mons. Malcom Ranijth, segretario della Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti. Bello il rilievo secondo cui è la voce dell’uomo che loda Dio nella liturgia: lo strumento è nato come ‘imitazione’ e magari come potenziamento e sostegno alla voce. Mons. Ranijth ha quindi rilevato come fino al sec. XVI anche l’organo a canne è rimasto parzialmente estraneo alle celebrazioni liturgiche, mentre altri strumenti, nei secoli successivi, hanno portato piuttosto un’atmosfera profana, come gli strumenti bandistici nell’800. Anche oggi, strumenti diversi dall’organo sono ammessi con l’approvazione dell’Ordinario del luogo, poiché il suono dello strumento deve assumere il senso del ‘servizio’ e non rimandare alla ‘profanità’ (Cfr il cap. VI della Sacrosanctum Concilium). Ma è così? No al ‘ciarpame’. Nel pomeriggio dello stesso giorno mons. Francesco Marinelli, arcivescovo di Urbino, membro della Commissione episcopale per la liturgia, ha tenuto relazione su ‘I testi e le melodie in lingua volgare nel rispetto della santità dei luoghi e della dignità dell’azione liturgica’. Tra le molte interessanti osservazioni di mons. Marinelli, riportiamo quella che riguarda i testi dell’ordinario, che devono essere rispettati e che invece non di rado sono ‘vilipesi’, e tanto ‘ciarpame devozionale’ infesta spesso le nostre celebrazioni. Non si è lasciato sfuggire l’occasione per sottolineare che la liturgia è un’eucaristia alla quale non servono parole esplicative e, soprattutto, che la liturgia non può prescindere dal canto gregoriano, vera simbiosi ed esegesi tra testo e melodia. Il ruolo dell’Aisc. Il convegno si è chiuso con don Valentino Donella, direttore del Bollettino Ceciliano e della Cappella musicale di Santa Maria Maggiore a Bergamo. Il tema: ‘L’Aisc, la liturgia e il canto liturgico. Il rinnovamento nella continuità’ ha dato occasione per ribadire l’evidente disagio nel constatare che ci sono non pochi interpreti arbitrari del Concilio, con conseguenti rotture e devianze. Don Valentino ha riaffermato l’azione positiva dell’Aisc nelle varie e costruttive iniziative, con incontri, settimane di studio, convegni. Il maestro don Marino Tozzi ha concluso sintetizzando i lavori, prospettando, insieme al presidente Cola, ulteriori iniziative nell’ambito istituzionale dell’associazione. Si auspica che le singole relazioni, una volta raccolte, vadano per le mani di quanti ‘celebrano’ la liturgia.
Salmeggiare, non strimpellare
Un convegno dell'Associazione Santa Cecilia ha messo a fuoco le 'distorsioni' a cui la musica sacra è stata soggetta nel periodo del post-Concilio
AUTORE:
Francesco Spingola