Ripensamento. Lo Statuto che sarà

Il Consiglio ha deciso di resistere presso la Corte costituzionale e attenderne il pronunciamento e in seguito ripartire per una correzione adeguata, non solo di drafting, per superare il vaglio di costituzionalità. Sarà l’occasione di un lavoro attento in modo che il documento statutario risulti lo specchio il più fedele possibile del reale modo di sentire delle popolazioni umbre. A dire il vero, quello sfornato dalla Commissione, nonostante le buone intenzioni soggettive dei membri della Commissione Statuto, presieduta con diligenza e impegno da Fiammetta Modena, non piaceva del tutto a nessuno. Frutto di compromessi, chi per una ragione, chi per un’altra, magari opposta, non si sentiva rispecchiato in quel documento. Anche chi lo ha votato in seconda lettura, sull’articolo 9, non riteneva di equiparare la famiglia alle altre forme di convivenza. Si dà il caso che la maggior parte delle persone appartenenti alla società civile, al quale lo Statuto è destinato e di cui è il riflesso, quando hanno letto e riletto quell’articolo, hanno trovato che i due commi, con due formulazioni verbali diverse, in sostanza dicevano, o almeno potevano significare, la stessa cosa ed essere tali da fondare una medesima politica nei confronti di una coppia, comunque formata. Per ovviare a questa difficoltà e non bruciare tutto il lavoro della Commissione molti, anche tra i cattolici, si erano convinti che bastasse tagliare il secondo comma dell’articolo 9. Ma su questo punto non si è trovato l’accordo tra i consiglieri regionali. Ciò vuol dire che quel principio di “tutela” sta molto a cuore ad una parte dei politici, e, a nostro avviso, non per una esigenza effettiva della società, ma per un principio ideologico che tende ad oltrepassare il dettato costituzionale e accattivarsi una minoranza di cittadini che vogliono un riconoscimento giuridico senza passare per la via della norma costituzionale e, sempre secondo noi, per andare verso una società tendente a favorire un individualismo libertario sganciato da legami e da doveri sociali. Cose dette e ridette, discusse ampiamente, ma che hanno trovato un muro di gomma in alcuni settori della sinistra. Alcuni sono arrivati a ipotizzare che dietro le obiezioni del governo vi sia stato il suggerimento di un vescovo. Ora che i giochi si riaprono, c’è sì l’iniziativa di un vescovo che, attraverso una raccolta di firme, tende ad inserire nello Statuto i nomi di san Francesco e san Benedetto. Non sono santi qualunque e non sono solo testimoni di fede, sono l’uno patrono d’Italia e l’altro patrono d’Europa, cittadini della nostra terra, che da essi ha tratto onore, prestigio e fama universale. Sono pure ispiratori di una filosofia di vita e di un progetto sociale che ha a suo fondamento l’amore e la pace tra gli uomini. Un richiesta da parte dei cattolici, e di coloro che vorranno firmare la petizione, che intende venire incontro anche ai tanti laici che amano e lottano per la pace. Se l’Umbria è “terra di pace”, e come tale è riconosciuta da parte di rappresentanti di popoli e religioni diverse di tutto il pianeta, il motivo primo è proprio perché ha dato i natali a questi grandi maestri di umanità e di santità. Se ciò riuscirà, questa fase di ripensamento non sarà stata vana.

AUTORE: Elio Bromuri