La riforma dell’Università firmata dalla Gelmini entra nel vivo e a Perugia coinvolge due Atenei. Lunedì scorso la sala dei Notari del capoluogo era decisamente affollata da semplici cittadini, studenti e anche docenti delle due università. Per cercare di capire cosa sta succedendo hanno seguito con attenzione gli interventi dei Rettori Francesco Bistoni dell’Università degli studi di Perugia (contestato da un gruppo di studenti che ha esposto striscioni) e Stefania Giannini l’Università italiana per stranieri, dell’amministratore dell’Agenzia regionale per il diritto allo studio (Adisu) Maurizio Oliviero e della presidente della Regione Catiuscia Marini, invitati dal sindaco di Perugia Wladimiro Boccali a ragionare su “Il futuro dell’Università”. Così era scritto nell’invito con, sottinteso, “il futuro della città e della regione”. Nelle due università perugine si sta lavorando ai nuovi statuti d’Ateneo che devono essere redatti entro luglio, e si sta ragionando su come affrontare un futuro segnato da tagli ai finanziamenti, blocchi delle assunzioni e da una riforma che obbliga, tra le altre cose, ad una forte riduzione dei corsi di laurea. Le previsioni non sono di crescita in termini di studenti e di docenti, ma di ridimensionamento. Un dato su tutti, ma non presentato lunedì pomeriggio. Per effetto del blocco delle assunzioni e dei pensionamenti nel giro di pochi anni i docenti saranno diminuiti di un terzo. Cifre approssimate. Sta di fatto che si porrà ben presto il problema di come garantire la docenza e la ricerca. Il rischio è che l’Università sarà costretta a ridimensionare i corsi e a rifiutare studenti. Lo scenario pessimista non viene confermato dal rettore Bistoni che parla sì di diminuzione di studenti iscritti, dai circa 31.500 del 2008 ai circa 30.000 del 2011, ma sottolinea che le nuove immatricolazioni sono costanti (7.289 nel 2008 e 7.182 nel 2011) e soprattutto che gli “studenti attivi”, cioè quelli che in un anno hanno ottenuto almeno cinque crediti, già oggi sono circa la metà degli iscritti. Il Rettore ha presentato all’assemblea la sua idea di futuro: trasformare l’Ateneo perugino da una università generalista ad una “research university” ovvero università di qualità che punta sulla ricerca e che per questo è in grado di attrarre studenti da tutto il mondo (“questa è la sfida del futuro”) nonché finanziamenti pubblici e privati. La scelta è nelle mani del Senato accademico, dove non è così scontato il voto a favore, anche per le resistenze dell’area umanistica che in una università di questo tipo verrebbe, dicono gli oppositori, penalizzata. Non è di questo parere Bistoni che risponde anche a chi prevede una diminuzione di studenti. “Se saranno di meno non sarà per la scelta della “research university” ma “perché le famiglie non ce la fanno a mantenerli a Perugia. Se vuole tenerli, la città deve darsi una mossa!”. Stefania Giannini, Rettore della Stranieri, entrando nel merito dell’ipotesi di ”federazione” tra i due atenei perugini ha ricordato che “la situazione di Perugia è unica perché abbiamo due università con compiti ed obiettivi distinti, senza sovrapposizioni, in una città che è un ‘campus’ naturale ma priva di strutture che rendano ‘algebrico’ il rapporto tra le comunità degli studenti e la città”. La Stranieri per il futuro punta sulla internazionalizzazione, ha i conti in buona salute con due terzi di risorse proprie e solo un terzo da fondi statali, ma i tagli lineari del ministero, avverte “possono essere problematici e si chiede di dimagrire ad una struttura già agile”. Per la Giannini si può lavorare sull’ipotesi di “servizi comuni” salvando lo specifico di ciascun ateneo e chiama al “tavolo” gli “altri attori del territorio” “L’attrattività di una università è data dai servizi” avverte Oliviero. Finora l’Adisu ha garantito “almeno i livelli primari necessari a chi ne ha diritto “in base ad una legge dello Stato” sottolinea ripetutamente. Se fino al 2009 con il contributo della Regione ha potuto garantire servizi al 100% degli studenti che ne avevano diritto, nell’ultimo anno accademico ha potuto garantire la borda solo a 1 982 studenti su 4562 aventi diritto. Per gli altri solo posto letto e mensa. Ad oggi, commenta, “ancora non sappiamo quanti fondi possiamo mettere nel bando che dovrebbe uscire ora”. Perdere i borsisti Adisu, 5.000 su 16.000 studenti “attivi”, avverte Oliviero, “significa perdere proprio quegli studenti che dovrebbero sostenere l’università di qualità perché le borse sono date a chi ha reddito basso e profitto medio alto”. E conclude ricordando che De Gasperi studiò grazie ad una borsa di studio, anche Umbreto Eco, e lui stesso. E l’elenco potrebbe continuare. L’Università sta a cuore alla Regione. La presidente Marini snocciola l’impegno finanziario a favore della ricerca tra cui 460 assegni di ricerca, e le 36 borse finanziate oltre a quelle MIUR per non parlare del settore sanitario. Non è disposta, però a “compensare i continui tagli agli studi universitari ed alla ricerca che il Governo ha fatto e probabilmente continuerà a fare”. Pone alcuni paletti: salvaguardare il Polo scientifico didattico di Terni ed evitare che la “research university” vada ad esclusivo vantaggio della parte scientifica degli studi a danno di quella umanistica. E conclude con una domanda “ma l’Università cosa vuole dalla Regione per il raggiungimento dei nuovi obiettivi?”. Il Sindaco Boccali aveva introdotto il dibattito parlando di “interesse generale” su cui chiamare l’attenzione di tutta la città e di tutta la regione essendo l’Università “una risorsa straordinaria” non tanto per il numero di studenti quanto perchè “l’economia della conoscenza è l’economia del futuro sulla quale dovremmo fare in modo che Perugia, e l’Umbria, sia una delle realtà più attrattive a livello europeo”. Concretamente il futuro dell’Università ha conseguenze anche sullo sviluppo urbanistico della città. Cosa farne di Monteluce, via del Giochetto, Santa Lucia, San Sisto, la Pallotta, la Conca, l’ex carcere e così via dipende anche da come si svilupperà l’università, di quali spazi avrà bisogno e dove. Il confronto è aperto e la domanda resta. Quale futuro per Perugia città universitaria? L’Arcivescovo chiede investimenti pro giovaniParla di università e pensa al futuro. Mons. Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia, era nella sala dei Notari lunedì scorso, invitato, per seguire il dibattito. Mons. Bassetti, come mai è qui? “Fin dal mio ingresso in diocesi ho sempre manifestato stima e fiducia nell’istituzione dell’università e non ho mai mancato di esprimere il desiderio e l’impegno di una seria collaborazione come Chiesa, per quello che può essere utile”. Cosa ne pensa della situazione dell’Università? “L’università, come altre realtà – e forse ancor più – del nostro tessuto sociale, sta attraversando una crisi che in minima parte, a mio avviso, dipende da essa. L’eccessivo taglio di risorse economiche significa dire che i giovani non sono più il nostro futuro. Investire di più in cultura e formazione significa cominciare ad uscire dalla crisi; perché solo così avremo nuove leve qualificate per la scuola, l’imprenditoria e la politica. In particolare l’Università per Stranieri ha reso la nostra città cosmopolita e faro di civiltà nel mondo. Nel campo ecclesiastico ho trovato alti prelati, vescovi di tutto il mondo, che mi hanno detto: ‘Lei è vescovo di Perugia: io ripeto attraverso di lei il mio grazie a Perugia’”. È triste che Perugia sia diventata famosa nel mondo per fatti delittuosi e per la droga…“Dobbiamo sfatare il pregiudizio: studenti uguale droga e vizi di ogni genere. La maggior parte dei nostri ragazzi e ragazze sono sani, vengono ancora da buone famiglie e si impegnano negli studi. Ci sono vescovi e preti che mi telefonano per presentarli. Ho avuto riprova di tutto questo durante la Missione giovani che abbiamo avviato in marzo, e devo anche dire che la cappella universitaria, con in testa mons. Bromuri e la sua équipe, svolge un lavoro tanto capillare quanto prezioso. Come pure molti docenti, che ho conosciuto, sono dei veri esperti nelle loro discipline ed ottimi educatori”.
Riflettori sugli atenei
Dibattito a Perugia sul futuro dell’Università e le ricadute economiche e culturali sulla città e la regione
AUTORE:
M. R. V.