“Laentro” (La en to ro , “apparsa sul fiume” in greco bizantino) è l’inusuale epiteto che gli abitanti di Palazzo Mancinelli, frazione un tempo popolosa al confine con il Comune di Fossato di Vico, attribuiscono a un’effigie della Vergine, oggi conservata in una teca all’interno della chiesa di Santa Maria del Fiume.
Il frammento di affresco, che raffigura una dolcissima scena di maternità, è quanto resta dell’antica Maestà di Laentro, una chiesetta dedicata a un antico culto alla Vergine che un’inondazione del torrente Rio Secco distrusse nel XVII secolo e che, oggi è ricordata da un’edicola costruita un paio di decenni or sono.
L’epiteto greco, che costituisce un unicum in tutto l’Occidente cristiano, ricorda, molto probabilmente, un episodio verificatosi nel V-VI secolo che coinvolse popolazioni di lingua o cultura greche, sicuramente i bizantini del “Corridoio”. Non è, del resto, la sola parola greca che si sia conservata in questi luoghi, in cui i cognomi (Burzacca, Galassi, Pantalissi…) e gli stessi nomi (Omero, Achille, Penelope…) tradiscono un’origine un po’ inusuale.
Sta di fatto che, all’inizio di giugno, i pochi abitanti superstiti di Palazzo Mancinelli, coadiuvati da una nutrita schiera di “fuoriusciti” che tornano dal Lussemburgo, dalla Francia e dalla Svizzera, danno vita alla festa della Madonna.
In un paio di giorni, i vicoli silenziosi e abbandonati del paese riprendono vita: festoni colorati, drappi alle finestre e una bellissima infiorata che ciascuno realizza sul tratto di strada su cui si affaccia la propria abitazione.
Il rosso e il fucsia dei petali di rosa, il giallo delle ginestre appena colte, il bianco dei narcisi e delle margherite, accompagnato anche al bruno del caffè e di altri materiali, trasformano un paio di km di strada grigia in un autentico tappeto multicolore.
E sì, perché a Palazzo Mancinelli l’infiorata non si fa per il Corpus Domini ma per la festa della Madonna di Laentro. E dopo la processione, che, come quest’anno, vede non meno di 300 persone, il locale circolo Acli, con l’impegno personale del proprio gestore, offre a tutti i partecipanti una sontuosa merenda a base di pane, salumi locali (lo stabilimento è a Vaccara) e musica, grazie alla banda musicale di Scheggia che, per tradizione, accompagna da molti anni la festa.
L’unico giorno dell’anno in cui il paese è vivo come quando, negli anni Cinquanta, contava ancora oltre 400 abitanti.