“L’evangelizzazione va ricollocata”, si dissero le Comunità di Accoglienza nella scia del Concilio: il Concilio si chiuse nel 1965, la Comunità di Capodarco e il Gruppo Abele nacquero nel 1966; va ricollocata perché non è riducibile ad una tecnica; altrimenti basterebbe piazzare ogni 500 metri un mega/amplificatore da 1 milione di Watt sul crinale dei nostri monti, e l’Umbria sarebbe a posto.La vera evangelizzazione è quella delle primissima comunità cristiana, quella delle lettere di San Pietro: un “dare ragione della propria speranza”. La loro speranza emergeva da scelte shockanti per i loro contemporanei, ed essi erano pronti a darne ragione. La nostra speranza (sbiaditi e sbilenchi come siamo) era quella di riproporre agli uomini, condividendo senza proclami la vita degli ultimi, la scelta di Colui che si fece attendere più o meno mille anni, poi venne tra i suoi, i suoi non l’accolsero, ma Lui insistette, e per i 10 undicesimi della sua vita condivise in silenzio; poi (solo… poi) per tre anni predicò, spiegando perché aveva condiviso. Pretendere di evangelizzare mettendo le parole prima delle scelte è come mettere il carro davanti ai buoi: non si va da nessuna parte. Quella che auspicavamo era quasi un’ evangelizzazione a bocca chiusa. In una primavera di tanti anni fa venne nella mia comunità di S. Girolamo una ragazza austriaca, in procinto di partire per l’India, per aggregarsi alla suore di Madre Teresa. Un paio di lauree con il massimo dei voti e un diploma in violino. Bella, molto bella. E suonava divinamente. Andava a Calcutta per partecipare ai raids notturni di Madre Teresa, in cerca di moribondi sui marciapiedi. T’inginocchi accanto a lui, gli sollevi la testa. Uno su cento ti chiede il battesimo, e tu lo battezzi. Molto di più quelli che vogliono una parola di conforto, una carezza, una sigaretta, una spugnatura d’acqua nella notte torrida del subcontinente indiano. “Beh! E per una scelta del genere c’era bisogno di due lauree e di un diploma di violino?”. “No, non ce n’era bisogno. Il fatto è che solo dopo le due lauree e il diploma di violino un certo Gesù di Nazareth mi convinse che il mio destino era sui marciapiedi della Calcutta notturna”. “Lo dirai al mondo quello che hai fatto, e perché!?”. “No. Lo dirò solo, se mai si faranno avanti, a quelli che mi chiederanno ragione della speranza che, senza nessuna necessità, ha invaso la mia vita”. Il tiglio del piazzale antistante S. Girolamo emette a primavera un odore intenso, ubriacante.