CITTA’ DI CASTELLO – Per quasi quattro secoli è stata l’unica “finestra” con il mondo esterno, con i volti, le voci dei fedeli, delle persone. Il Covid poi, con le restrizioni e i vari protocolli, per la prima volta nella storia del monastero e della Congregazione delle Cappuccine ne ha imposto la chiusura.
La “ruota” del monastero
Ora però dopo mesi di stop, la storica “ruota” del monastero di clausura di Santa Veronica Giuliani di Città di Castello, nel rione San Giacomo, inaugurato nel 1643, riapre i battenti seppur attraverso necessari e inevitabili accorgimenti di carattere tecnico. “Durante la chiusura per il Coronavirus anche il monastero ha seguito le norme restrittive per custodire la salute delle persone e, dopo 377 anni, per la prima volta la ruota è stata chiusa con un pannello provvisorio – precisa, Angelica Lombardo, presidente dell’Associazione “Le Rose di Gerico” stretta collaboratrice del monastero – essa infatti, pur non facendo incontrare i volti, crea una vicinanza che può facilitare eventuali contagi. Se da una parte la storia ha fatto sì che questo tipo di tradizione per qualche mese si sia dovuta interrompere, il monastero (la badessa madre Giovanna e le altre sette “sorelle” ) ha optato per una comunicazione diversa, più visiva, un nuovo modo di essere presente nella vita delle persone, una vicinanza costante e rassicurante in sicurezza: una porta con una piccola finestra che impedisce il passaggio del droplet ma permette il dialogo e lo sguardo. Oggi dopo mesi la ruota viene riaperta anche se solo per il passaggio di oggetti, ma finalmente torna ad essere quello che è stato da secoli, segno e porta di speranza”.
La pandemia determinata dal coronavirus Covid-19, ha reso pericoloso l’ascolto attraverso la ruota, dal momento che, per amplificare la voce, è necessario portarsi con la bocca molto vicino alla parte mobile, che una volta girata, potrebbe portare l’eventuale virus all’interno del monastero. Così, per ovviare a questo rischio, le Cappuccine di Città di Castello hanno innovato la tradizione, realizzando uno sportello con grata in ferro e plexigas sulla porta in legno della portineria. In questo modo possono continuare a incontrare chi bussa al monastero e anche vederlo in faccia, in tutta sicurezza. Se poi c’è bisogno di ricevere un oggetto o di donare qualcosa lo fanno togliendo temporaneamente il plexiglas grazie all’uso di una calamita.
Il calendario del monastero
Intanto le sorelle del monastero hanno scelto di lanciare un messaggio attraverso le testimonianze scritte ai tempi della Santa con l’ausilio delle foto scattate durante il lockdown. Nel calendario “Laus Deo” (realizzato da Petruzzi editore e Cartoedit), i fotografi amatoriali Silvio Ficarra e Giuseppe Marsoner hanno saputo cogliere in dodici scatti l’essenza del quotidiano, il ripetersi delle “piccole cose” nei gesti di carità, di ringraziamento e di gioia di vivere. Il sindaco, Luciano Bacchetta e l’assessore alle Politiche sociali, Luciana Bassini, hanno ringraziato le sorelle per il prezioso lavoro editoriale “di grande significato storico, culturale e sociale e per la loro presenza plurisecolare accanto alla comunità locale”. Il calendario potrà essere richiesto scrivendo a questa mail: calendario.svg@gmail.com. Altre informazioni direttamente sul profilo Facebook del monastero o al sito www.santaveronicagiuliani.it, info@santaveronicagiuliani@gmail.com. Le offerte saranno destinate alla manutenzione del Monastero e al riscaldamento.
Monasteri e presenze religiose nel Rione San Giacomo nel centro storico di Città di Castello
Il monastero delle Cappuccine di Città di Castello si trova nel rione San Giacomo, che è il quartiere settentrionale del centro storico. Ancora oggi questa parte della città si caratterizza per un’altissima densità di presenze religiose, alcune delle quali affondano le proprie radici in un passato molto lontano.
A poche decine di metri dal seicentesco monastero di Santa Veronica Giuliani, infatti, si trova quello cinquecentesco di Santa Chiara, a sua volta edificato ampliando un precedente monastero di benedettini vallombrosani risalente al XI secolo. Nel ‘500 vi venne trasferito il monastero di Santa Chiara che si trovava in via Trastevere e nel 2005 le Clarisse sono state sostituite da una comunità di suore Francescane dell’Immacolata, che prosegue la storia di clausura, preghiera e vita comunitaria.
All’interno del reticolato dei vicoli si trova il terzo monastero, quello di Santa Cecilia, dove una comunità di Clarisse Urbaniste segue la regola che papa Urbano IV diede nel 1263 all’ordine fondato da santa Chiara d’Assisi. Oggi le monache esercitano anche l’ospitalità per i pellegrini che annualmente compiono il pellegrinaggio francescano tra La Verna e Assisi.
A San Giacomo, inoltre, ha sede la casa madre delle Piccole Ancelle del Sacro Cuore, congregazione fondata nel 1915 dal beato Carlo Liviero, vescovo di Città di Castello, oggi presente in vari Paesi di Europa, Africa e America, dove le suore, nelle forme proprie del nostro tempo, proseguono il carisma di evangelizzazione, educazione e servizio alla persona lasciato loro dal fondatore. Queste comunità sono formate da una sessantina circa di donne, di varia età e provenienza geografica, la cui presenza costituisce una delle caratteristiche più peculiari di questa parte di Città di Castello.
Parlando del quartiere, infine, non si possono dimenticare il santuario della Madonna delle Grazie, patrona della città e della diocesi, e il seminario vescovile che, cessata l’attività educativa nel 1976, ospita oggi l’Archivio storico diocesano (con documenti a partire dall’anno 1048, che occupano 500 metri di scaffalature), la biblioteca diocesana “Storti-Guerri” (ricca di 50.000 volumi dei secoli XV-XXI) e il centro studi “Santa Veronica Giuliani”. Luoghi religiosi che, in vario modo, contribuiscono a definire l’identità locale e a vivacizzare la vita culturale e sociale.