Nella società di oggi, tra gli adulti e soprattutto giovani, sportivi e non, si sta diffondendo un nuovo “virus”: la paura di assumersi responsabilità e la paura del confronto. Nelle società sportive, nelle associazioni c’è una penuria, per non dire assenza di dirigenti (coloro che dirigono, e stabiliscono le linee guida).
Alla base, la paura di prendersi delle responsabilità, come sottolineato anche da Franco Miano, presidente nazionale di Azione cattolica, all’assemblea diocesana di Ac di Perugia. “Non è – ha detto – una responsabilità fine a se stessa, non è legata in modo esclusivo a funzioni e compiti: è una responsabilità come un ‘essere’ prima di un ‘fare’, come un ‘essere’ che diventa naturalmente un ‘fare’. E quindi, in questo senso, la responsabilità si fa ‘corresponsabilità’ perché diventa condivisione dell’unica grande missione della Chiesa”.
Anche nello sport, a tutti i livelli esistono questi problemi, ultima in ordine di tempo la contestazione di Sara Simeoni alla Nazionale italiana di atletica in partenza per i Mondiali indoor (rassegna che per il mondo intero rappresenta il clou, non evidentemente per l’Italia). Nazionale composta solamente da 12 atleti (9 donne e 3 uomini); perlopiù gli atleti assenti hanno snobbato la Nazionale per prepararsi mentalmente agli europei, o almeno così dicono. “Occasione persa”, secondo la campionessa, perché, evitando di gareggiare, si evita il confronto e non si evidenziano eventuali errori, dunque non si cresce né tecnicamente né mentalmente, anzi si corre il rischio di considerarsi dei “super-atleti” per poi drammaticamente scoprire alla prima gara di non essere neanche tanto atleti.
Il Csi in questo quadro cosa fa? Di certo non sta con le mani in mano. Nelle regioni del centro Italia è in corso un programma di incontri imperniato sul confronto, tra dirigenti dei vari comitati e società sportive sulle linee progettuali da tenere per perseguire il progetto Csi.
Si è da poco concluso (1 e 2 marzo) uno di questi incontri che ha visto a Loreto, all’ombra della Santa Casa della Vergine Maria, trecento tra dirigenti di comitato e di società sportive, con la partecipazione anche di animatori e arbitri. Argomento del discutere, il ruolo e l’importanza della società sportiva nella vita dei giovani, di come sia importante per una società sportiva la scelta e la formazione dei dirigenti prima e degli allenatori poi, in modo che condividano il progetto e riescano insieme a costruire un percorso di crescita e condivisione.
Si è inoltre discusso della società sportiva come comunità educante: elemento fondamentale del Csi, la società sportiva è e rappresenta il Csi e il suo messaggio nel territorio aiutandolo nel diffondere il suo progetto. Si è inoltre lavorato su come debbano interagire la società sportiva e il comitato Csi territoriale/regionale. Al termine dei lavori c’è stato il momento più intenso e spirituale, la visita al santuario e la messa, celebrata per il Csi dal vescovo di Loreto Giovanni Tonucci.
La storia della Santa Casa
La fama internazionale della città di Loreto è legata al santuario mariano in cui si conserva e si venera la Santa Casa della Vergine Maria, trasportata da Nazareth nel 1294. La casa della Madonna a Nazareth era costituita di tre pareti in pietra addossate e poste come a chiusura di una grotta scavata nella roccia. La grotta è tuttora venerata a Nazareth, nella basilica dell’Annunciazione, mentre le tre pareti di pietra, dopo la cacciata dei cristiani dalla Palestina da parte dei musulmani, sono state salvate dalla sicura rovina e trasportate prima a Tersatto (in Croazia) nel 1291, poi a Loreto il 10 dicembre 1294.