L’Umbria è la regione più vecchia d’Italia dopo la Liguria. Gli anziani sopra i 65 anni rappresentano il 23% della popolazione, di cui circa 21.000 sono non autosufficienti e 8.000 sono malati di Alzheimer. Per cui la questione “anziani” rappresenta un fatto di forte rilevanza sociale, che deve essere affrontato con determinazione in occasione della definizione del nuovo Piano sociale regionale, fermo al 2002, e del nuovo Piano sanitario regionale, scaduto nel 2005.
In primo luogo occorre attivare in modo completo e omogeneo su tutto il territorio regionale l’Assistenza domiciliare integrata (Adi) e i servizi innovativi comunitari, come le Case famiglia, i Centri diurni e le Case di quartiere. Occorre poi dare risposte nuove ai servizi socio – sanitari come le Residenze sanitarie assistite (Rsa) e le Residenze protette (Rp). A riguardo di quest’ultime, occorre aprire un nuovo capitolo. Si può, infatti, considerare esaurito il percorso di riqualificazione dell’offerta residenziale (autorizzazione e convenzione) attivato con il Psr 1999 – 2001. Questo percorso richiede ora di essere verificato sotto alcuni aspetti. In primo luogo occorre migliorare il sistema amministrativo, autorizzativo e di controllo. È necessario superare tutte quelle situazioni di irregolarità che ancora permangono, escludendo decisamente il ricovero e la presenza di anziani non autosufficienti in strutture comunitarie, che sono esclusivamente sociali, come è avvenuto nell’Orvietano per precise responsabilità dei Comuni interessati, e controllando costantemente il rispetto degli standard strutturali, di personale e della qualità dei servizi forniti da parte delle Residenze pubbliche e di quelle private convenzionate. Questa vigilanza non può essere lasciata solo ai carabinieri dei Nas. Spetta anzitutto alle Asl che, invece, sono decisamente carenti.
In secondo luogo occorre una nuova programmazione della residenzialità socio – sanitaria. In sede di definizione del nuovo Piano sanitario regionale, il numero dei posti autorizzati e convenzionati in Residenza protetta deve essere incrementato dagli attuali 1.200 ad almeno 2.000 (già oggi sono ospitati nelle Rp oltre 1.900 anziani). È opportuno anche prevedere un numero di posti solo autorizzati (non più del 20% di quelli convenzionati). Vi è, poi, la necessità di una nuova classificazione delle Strutture residenziali che tenga conto delle diverse tipologie e delle diverse intensità assistenziali. Infine, in considerazione del maggior carico assistenziale e sanitario richiesto dagli anziani ospiti nelle Rp, ormai in gran parte allettati o in carrozzella, occorre pervenire al superamento della tariffa unica (83,08 euro) e alla differenziazione delle tariffe praticate in base alla tipologia dell’anziano ospite.
Tutte problematiche di grande rilievo che, recentemente, sono state oggetto di specifiche interrogazioni alla Giunta regionale (come quella del capogruppo dello Sdi Ada Girolamini che ha lamentato come un’analoga mozione presentata nell’ottobre 2005 non abbia avuto risposta). Tematiche affrontate in questi ultime settimane anche nell’ambito del Patto regionale per il Benessere degli anziani; quanto prima ci sarà la firma tra gli assessori regionali Rosi e Stufara e i rappresentanti dei gestori privati delle Residenze protette, tra cui l’Acradu. Dopo la firma si dovrà procedere all’immediata attivazione di un Tavolo permanente di concertazione regionale che veda coinvolti anche i sindacati dei pensionati, le Asl e l’Anci in rappresentanza dei Comuni umbri.