Il successo di Renzi è indiscutibile: da solo ha avuto più del doppio dei voti dei suoi due avversari messi insieme. La storia del suo partito ha voltato pagina, definitivamente; e non solo quella del suo partito, ma probabilmente quella dell’intero sistema politico italiano.
Sulle proposte politiche di Renzi si potrà essere d’accordo o no (e qualcuno potrà anche dire che non esistono) ma mi sembra impossibile negare che il suo avvento alla segreteria segni una totale discontinuità con cui anche gli avversari dovranno fare i conti: per esempio, non sarà più possibile acchiappare voti sfruttando la paura del comunismo. La speranza insomma è che non si faccia più politica suonando sempre (da una parte e dall’altra) le vecchie canzoni e agitando le pregiudiziali ideologiche, ma discutendo invece su temi reali e concreti.
Uno dei segni di stanchezza e decadenza del nostro sistema politico è che da tempo i partiti hanno smesso di cercare di allargare i propri consensi pescando elettori nel campo avverso: lo sforzo è solo quello di convincere i propri elettori di sempre ad andare ancora una volta alle urne invece di stare a casa. Chi è più bravo in questo gioco, vince, ma il sistema politico resta bloccato. Renzi rompe questi schemi. Io non ho votato alle primarie del Pd (non partecipo mai alle manifestazioni dei partiti) ma so per certo che ci sono andate, e hanno votato per Renzi, persone che per il Pd non avevano mai votato. La novità dirompente è proprio questa: la capacità di attirare elettori dall’altra parte della barricata – che dunque vuol dire la scomparsa della barricata. Gli altri si dovranno adeguare. È questo, molto più che una nuova legge elettorale, che potrà dare all’Italia un sistema politico finalmente moderno. Ma è solo l’inizio. Nulla è facile e semplice.
Quello che va ricostruito, da zero, è la cultura politica; e anche la moralità della politica. Più che aggiornare le tecniche elettorali, conta elaborare, interiorizzare e diffondere le idee e i valori. E all’orizzonte non si vede granché.