Le istituzioni civili, in primo luogo il ministero degli Interni, si occupano delle religioni presenti nel territorio italiano. Su questo argomento si è svolto un convegno in prefettura a Perugia martedì scorso 14 maggio, dove sono stati presentati alcuni dati di una ricerca sull’importanza del “fattore religioso” nei percorsi di integrazione degli immigrati e sulla rilevanza delle relazioni interreligiose ai fini del raggiungimento e mantenimento di sempre più elevati livelli di serena convivenza nella diversità.
L’iniziativa, dal titolo “Il dialogo interreligioso, una risorsa per la coesione sociale”, si inquadra in un progetto nazionale di promozione del dialogo interreligioso portato avanti dal ministero dell’Interno e finanziato dal Fondo europeo per l’integrazione, nell’ambito del quale la Provincia di Perugia è stata scelta assieme ad altre cinque (Torino, Bergamo, Reggio Emilia, Caserta, Catania) per un approfondimento di ricerca finalizzato ad individuare criticità, eccellenze e buone prassi nel rapporto fra le varie confessioni di fede presenti sul territorio.
Sono intervenuti la vice prefetto Marina Nelli, capo ufficio Politiche dei culti e relazioni esterne della Direzione centrale degli affari dei culti del ministero dell’Interno, che ha presentato lo spirito e le finalità del progetto; Franco Pittau e Luca Di Sciullo, del Centro studi Idos, che hanno illustrato i dati salienti della ricerca condotta a Perugia.
Sono seguite due relazioni sul dialogo interreligioso nella realtà umbra da parte di Cristina Papa, direttore del dipartimento Uomo e territorio presso la facoltà di Lettere e filosofia dell’Università degli studi di Perugia, e Marco Pucciarini, docente di Storia delle religioni all’Istituto teologico di Assisi.
In qualità di testimoni sono intervenuti mons. Elio Bromuri, direttore dell’ufficio diocesano di Perugia per l’Ecumenismo e il dialogo interreligioso, Mario Ballarani, portavoce della locale comunità Baha’i, Benedetta Rinaldi per la cooperativa Alisei, la rappresentante della comunità valdese – che ha messo in dubbio l’utilità dell’ora di Religione, proponendone la cancellazione – e un membro della comunità musulmana di Castiglione del Lago, che ha lamentato il fatto di non avere la possibilità di costruire una moschea pur essendo presenti nella zona 400 musulmani.
Tra gli interventi è emersa anche l’annosa questione delle religioni viste come causa dei conflitti. “La conflittualità dal punto di vista religioso oggi non esiste, ma ha altre ragioni e motivazioni”, ha detto mons. Elio Bromuri invitando a guardare alla confilttualità “presente anche in società che hanno un’unica religione, sia cristiane sia musulmane”. Anzi, ha aggiunto, “da molti anni ormai c’è dialogo e collaborazione sui temi della pace, giustizia e salvaguardia del creato”.
Nel dialogo tra le religioni, ha concluso, “siamo passati dal discorso dogmatico al dialogo tra le fedi: da questo dialogo di carattere teologico al dialogo di tipo antropologico nel riconoscimento vicendevole della comune ‘buona fede’”.