L’occasione della visita dell’ambasciatore del Marocco è servita a Benedetto XVI per esprimere con chiarezza il suo pensiero sulle vicende di questi giorni caratterizzate dalle violenze nei Paesi a maggioranza musulmana causate dalle ormai famose vignette e rinfocolate dalla sciocca esibizione del ministro della Lega nord Calderoli, ora dimissionario. ‘Non si può che deplorare le azioni di coloro che approfittano deliberatamente dell’offesa portata ai sentimenti religiosi per fomentare atti violenti, tanto più che questo viene provocato per fini estranei alla religione’. Così si è espresso, ricevendo le lettere credenziali del nuovo ambasciatore del Marocco presso la Santa Sede Ali Achour. ‘Nel contesto internazionale che conosciamo attualmente – ha detto il Papa – la Chiesa cattolica è convinta che, per favorire la pace e la comprensione tra i popoli e gli uomini, è necessario e urgente che le religioni e i loro simboli siano rispettati, e che i credenti non siano oggetto di provocazioni che feriscono il loro cammino e i loro sentimenti religiosi’. Ma ‘l’intolleranza e la violenza non possono mai essere giustificate come risposta alle offese, poiché non sono risposte compatibili con i principi sacri della religione; quindi non si può che deplorare le azioni di coloro che approfittano deliberatamente dell’offesa portata ai sentimenti religiosi per fomentare atti violenti, tanto più che questo viene provocato per fini estranei alla religione’. Per i credenti e per tutti gli uomini di buona volontà, ha sottolineato, ‘la sola strada che può condurre alla pace e alla fraternità è quella del rispetto delle convinzioni e delle pratiche religiose degli altri, affinché, in maniera reciproca in tutte le società, sia realmente assicurato a ciascuno l’esercizio della religione liberamente scelta’. Il Papa ha invitato a riconoscere il Mediterraneo come ‘luogo di incontro e dialogo tra le culture’ e a proposito del fenomeno migratorio in questi paesi ha esortato le istituzioni ‘dei paesi di accoglienza e di transito a non considerare’ gli immigrati ‘come merce o semplice forza lavoro, e a rispettare i loro diritti fondamentali e la loro dignità umana’. La frase che più di altre ha interessato i commentatori politici è stata quella relativa alla ‘reciprocità’, dove dice che ‘in maniera reciproca in tutte le società, sia realmente assicurato a ciascuno l’esercizio della religione liberamente scelta’. Perché tale espressione non risulti equivoca, come è sembrato in alcuni interventi, c’è da chiarire che la richiesta di reciprocità non vuol dire che noi, i credenti, dovremo aspettare di vedere come si comportano i musulmani per agire di conseguenze, magari rispondendo ad armi pari anche con la violenza e la guerra. Non è questo il concetto di reciprocità. Questo è semmai la legge del taglione: occhio per occhio, dente per dente. La reciprocità indicata dal Papa e che è legittimo reclamare è che vengano rispettati dai musulmani i diritti civili di tutti i cittadini e la libertà di religione, fino alla facoltà di cambiarla senza subirne conseguenze dannose. Ma non non c’è da farsi illusioni. Questo sarà difficile perché non rientra nella loro cultura. La libertà non è valore se non nel senso di diventare ed essere musulmani. Quando nel Corano si dice che ‘nella religione con c’è costrizione’, vuol dire che nessuno deve essere costretto a divenire musulmano. Ma in una società islamica chi non è musulmano non è un cittadino a pieno diritto e soprattutto non può esercitare nessuna forma di rito o di missione o di critica religiosa. Per giungere ad una vera reciprocità ci vorrebbe una rivoluzione culturale radicale delle società a maggioranza islamica.