di Tonio Dell’Olio
Nelle pagine di Avvenire del 4 agosto trovo un articolo di Matteo Fraschini Koffi, un giornalista italiano dalla pelle nera che ha scelto di andare in Africa per esercitare la sua professione e che di tanto in tanto ritorna in Italia.
Nell’articolo “Ho la pelle nera e ho paura. Io, italiano disorientato, denuncio” racconta del timore d’essere aggredito per strada come è già avvenuto per altri africani. Poi aggiunge:
“Per diversi anni chi voleva attaccare lo ‘straniero’, verbalmente o fisicamente, esitava per la riprovazione sociale che questo avrebbe provocato e per il timore di essere punito. Ora ho l’impressione che chi aggredisce creda di avere il consenso di chi governa e la comprensione di tanti. In questa ‘nuova Italia’ i politici spregiudicati prosperano. Il loro linguaggio tende infatti a esaltare gli istinti umani più bassi e pericolosi. La paura del cittadino diventa proporzionale al successo elettorale ottenibile”.
Pur nella loro amarezza, a me sembrano considerazioni vere, al punto che penso che bisognerebbe investire tutta la potenzialità operativa pastorale ed educativa, tutta la sapienza della formazione e dell’annunzio puro del Vangelo per cercare di arginare questa pericolosissima deriva.