18/09/2014 – Libertà, morale, leggi, bene e male, vita e morte, sono i temi toccati dal cardinale Gianfranco Ravasi nella Lezione magistrale tenuta sabato 13 settembre in un’affollata aula Magna dell’Università per stranieri, sede di uno degli appuntamenti culturali della Sagra musicale umbra dedicata, quest’anno, al tema della libertà.
E la relazione dal titolo “Libera nos a malo”, le ultime parole del Padre nostro, ha condotto gli uditori nel percorso delle idee, attraverso la Bibbia e le filosofie che si sono succedute nei secoli. Un discorso estremamente attuale, che tocca la sensibilità moderna quando cita il filosofo e biologo inglese Thomas Huxley che nell’Ottocento scriveva che “la libertà è volere ciò che si fa e non fare ciò che si vuole”.
Così nel pensiero biblico, ricorda Ravasi richiamando il racconto della Genesi in cui Adamo ed Eva raccolgono il frutto dell’albero del bene e del male, l’uomo “non è radicalmente votato al male ma nella sua perfezione ha una debolezza: la libertà”. E quell’albero del giardino, spiega Ravasi attraverso citazioni bibliche, è “l’albero della morale”, ovvero l’albero del bene e del male, della vita e della morte, l’albero delle scelte fondamentali davanti alle quali l’uomo si trova in una “radicale solitudine”, ma non è solo perché sotto quell’albero c’è il serpente immagine del male che attraverso l’azione, la scelta del singolo diventa male del mondo, e poi accanto a lui c’è la donna e dunque il suo prossimo, la società in cui si vive una libertà “per” in cui vivere la propria responsabilità verso gli altri, fatta di diritti e di doveri, di politica e di trascendenza.
Sotto “l’albero della morale” che “oggi si è seccato” con la contestazione delle categorie di etica, verità, natura che già quattro secoli fa faceva dire al filosofo Thomas Hobbes che “l’autorità e non la verità, fa le leggi”, cresce solo il soggettivismo in cui ciascuno costruisce il piccolo modello etico come tanti ragni ciascuno con la propria tela da ritessere quando è rotta da un colpo di vento o da una goccia di rugiada.
La libertà, ha aggiunto Ravasi, è al cuore della tradizione biblica ebraica per la quale “l’evento costitutivo della manifestazione di Dio dopo la creazione è la liberazione dall’Egitto”, e narra di un Dio che si trova “non in una estasi mistica ma in un movimento di liberazione”. Non c’è la stessa idea di libertà nella cultura tibetana, e neppure nella tradizione islamica in cui centrale è l’obbedienza che si deve a Dio, ha aggiunto il Cardinale.
“Non basta essere liberi dal giogo della schiavitù, perchè da qui inizia l’avventura della libertà, una libertà – ha sottolineato Ravasi – che non posso esercitare da solo ma automaticamente mi fa tendere la mano verso l’altro”.
Sulla citazione di John Lennon “La vita si svolge sotto i nostri occhi; purtroppo noi siamo spesso occupati a guardare altrove nel vuoto” Ravasi ha concluso il suo intervento, tra gli applausi della sala.
Prima di congedarsi dal pubblico il rettore Giovanni Paciullo ha consegnato al cardinale Ravasi la Medaglia dell’Università per Stranieri.