Alla scuola media ‘A. Volumnio’ di Ponte San Giovanni su 312 iscritti, 41 sono stranieri. Albanesi, rumeni le nazionalità più numerose, ci sono poi bulgari, filippini, avoriani, brasiliani. La maggior parte sono ragazzi che vanno molto bene – spiega il preside della scuola media ‘A.Volumnio’ Massimo Madrigali – e pure con le difficoltà legate alla lingua riescono a recuperare abbastanza in fretta il programma. Certo – sostiene – uno scarto c’è, ‘ma è uno scarto che in genere, se vediamo che nel ragazzo c’è stato uno sviluppo, gli permette di continuare. Nella maggioranza dei casi comunque, sono dei ragazzi capaci’ – prosegue. Qualche insegnante lamenta che in certi casi alcuni di loro sono un po’ agitati. ‘Qualche ragazzo lo è – conferma – ma rientra nel comportamento normale dell’età, come i loro coetanei’. Ma l’ottimismo dimostrato dal dirigente Madrigali, soprattutto sulle metodiche adottate per la loro integrazione linguistica, non è condiviso da tutti gli insegnanti. Il problema della lingua è certamente rilevante – dicono – soprattutto con i ragazzi che arrivano ad anno iniziato per i quali il primo impatto non è certo facile. Problematico diventa anche far capire loro come funziona il nostro sistema scolastico, aiutarli a seguire il programma, fornirli di materiale didattico e nello stesso tempo seguire il resto della classe. Ci sono ragazzi che hanno alle spalle situazioni irregolari, – spiegano – che non sono seguiti dalla famiglia, vivono in centri di accoglienza o hanno problemi economici. E se poi la classe è già numerosa, con ragazzi italiani a loro volta turbolenti, con disagi familiari alle spalle, – continuano – per l’insegnante fare lezione a volte è veramente difficile. Non bastano corsi di lingua per dire che tutto va bene. E’ giusto accoglierli, – concludono – ma sarebbe necessario predisporre delle metodiche di inserimento diverse, dando loro la possibilità di imparare prima la lingua e di conoscere il nostro sistema scolastico. Per l’insegnamento della lingua italiana vengono utilizzati gli insegnanti in organico con ore di compresenza in classe, attività fuori della classe e attività pomeridiana. Per le lezioni fuori della classe vengono impiegati anche insegnanti volontari messi a disposizione dal Ctp. La scuola infatti è sede di un Centro territoriale permanente (Ctp) per l’insegnamento della lingua italiana agli adulti: vengono organizzati corsi brevi di italiano, corsi di alfabetizzazione, corsi di licenza media per adulti, corsi di lingue, corsi di informatica di base. Inoltre è possibile avere varie informazioni su regolarizzazioni e permessi di soggiorno, ricongiungimenti familiari, rapporti con le scuole, sostegno ai figli studenti, orientamento nel mondo del lavoro e corsi di formazione e d’istruzione professionale.’Il centro raccoglie centinaia di stranieri – spiega la prof.ssa Anna Piazza.- (A Ponte San Giovanni i residenti stranieri sono 800). Per la maggior parte di loro il problema della lingua è enorme. Qualcuno nei primi mesi partecipa in assoluto silenzio, hanno proprio un blocco’. L’approccio più difficile è sicuramente per cinesi e filippini mentre i sudamericani sono i più avvantaggiati. La difficoltà principale si ha quando non c’è la possibilità di utilizzare una lingua ‘tramite’ quale può essere l’inglese, il francese e lo spagnolo. In questi casi l’apprendimento è più lungo.Ma insegnare loro l’italiano non basta – sostengono alcuni insegnanti – affinché questi giovani riescano a integrarsi perfettamente nel nuovo ‘ambiente scuola’. ‘E’ vero – risponde – ma inserirli subito in classe rimane comunque l’unico modo perché possano integrarsi e socializzare – sostiene. ‘La scuola certo, deve essere aiutata, supportata. Formare dei mediatori culturali, non solo della stessa lingua, ma che conoscano il nostro sistema scolastico, potrebbe essere la soluzione. Noi stessi ci troviamo in difficoltà ad inserire i giovani iscritti alle medie nei nostri corsi per adulti. Le esigenze e le finalità sono diverse: i primi devono imparare a comunicare, i secondi anche la grammatica della lingua. Fino al 30 giugno presso la scuola sarà aperto uno sportello di ascolto per immigrati, ogni lunedì dalle 9 alle 11 di mattina in collaborazione con l’Anolf, della Cisl, per capire quali sono le loro difficoltà, quelle dei loro figli, per conoscere prima in che modo aiutarli nella loro integrazione.Storia di Maria, Karime, Amina, Pietro e ArmandoMaria, Amina, Karime, Pietro, Armando. Storie di immigrazioni diverse, storie di giovani che hanno trovato nel nostro paese una nuova patria.Maria, 15 anni, viene dall’Ucraina e frequenta il primo anno all’istituto G. Bruno. E’ arrivata in Italia con la madre per motivi politici, dopo un primo soggiorno in Germania. Racconta come è stata costretta ad andare via dal suo Paese, perché cattolica di origine tedesca, dopo che il padre, russo, le aveva abbandonate a seguito del divorzio dalla madre. Perugia le piace, anche se lamenta che siamo un po’ chiusi, – sorride – ‘I primi tempi è stato difficile – ricorda – soprattutto per la lingua, ma andare a scuola mi ha aiutato molto’.Amina e Karime, sorelle di diciotto e venti anni, sono in Italia da quattro anni. Insieme alla madre hanno raggiunto il padre, da qualche anno in Italia per lavoro. Amina è riuscita a conseguire il diploma di scuola media seguendo il corso d’italiano al Ctp di Ponte San Giovanni: in Marocco, racconta – aveva frequentato fino alla seconda media, per cui è stato più semplice per lei sostenere l’esame. ‘A scuola mi sono trovata bene. Rispetto al mio paese gli insegnanti sono meno severi, non ci sono punizioni se non si studia e non siamo costrette ad indossare delle divise tutte uguali che ci coprivano dai polsi alle caviglie’. Karime, invece, non ce l’ha fatta a superare l’esame: in Marocco dopo la quinta elementare il padre aveva deciso che, come sorella maggiore, sarebbe dovuta rimanere vicina alla madre. ‘Una scelta molto sofferta’ ci confida Karime. Per ambedue il primo impatto con la lingua italiana è stato molto duro. ‘Per diversi giorni non riuscivamo a capire niente – raccontano – Nostro padre in casa non parlava italiano, e nostra madre dopo quattro anni, ancora non conosce una sola parola: purtroppo è analfabeta. Abbiamo provato ad insegnarglielo, ma è molto difficile. Anche noi ci siamo fatte aiutare da alcuni connazionali. Ma la gioia più grande – sorridono entrambe- è stata quando siamo riuscite da sole ad andare in alcuni uffici per chiedere informazioni’. Ora hanno trovato un lavoro stabile e soprattutto sono riuscite pian piano a fare delle conquiste: non portano più il velo ‘nostro padre, a cui siamo molto legate, ha accettato e ora andiamo in giro anche in motorino’. Pietro è un bel bambino biondo di otto anni: è arrivato dalla Polonia la scorsa estate e frequenta la seconda elementare. Ha raggiunto, insieme con il papà, la mamma da qualche anno a Perugia dove ha trovato lavoro come colf. Pietro, racconta la mamma Barbara, non conosceva l’italiano, ‘ma ha imparato presto. Dovrebbe frequentare la terza, spiega – ma ho preferito iscriverlo un anno indietro: in questo modo ho pensato, avrebbe avuto meno difficoltà. Per me – continua – non è facile seguirlo nei compiti, soprattutto d’italiano, così lo segue una signora italiana, che mi ha aiutato molto da quando sono in Italia’. Carmen viene dal Perù. Da sei anni vive a Perugia dove ha trovato lavoro come colf. E’ arrivata sola, lasciando marito e figli piccolissimi a Lima, da dove l’hanno raggiunta solo due anni fa. Armando uno dei figli, 17 anni, frequenta un istituto tecnico. ‘All’inizio ha avuto qualche difficoltà, soprattutto per il suo carattere molto chiuso. E’ arrivato quando doveva frequentare il primo superiore. Ha imparato l’italiano al Cidis, insieme al padre, ed ora sono molto contenta dei suoi risultati, anche se ha qualche difficoltà con l’italiano scritto’.
Ragazzi di tanti paesi diversi: problemi e difficoltà di inserimento
A Ponte San Giovanni un Centro per insegnare la lingua italiana agli stranieri
AUTORE:
Manuela Acito