Quando una multinazionale come Sgl Carbon lascia una storica sede produttiva come Narni Scalo, la facile previsione è l’incremento delle sedi – già numerose – di archeologia industriale, a meno che qualcuno capisca che la multinazionale ha fatto una scelta di delocalizzazione disastrosa (Malesia) a scapito di una fabbrica di alta qualità e tutt’altro che decotta (sempre Narni) per investire nel futuro di un pezzo di siderurgia. L’investitore, la Morex, azienda pugliese che opera nella logistica, ha presentato – insieme alle massime autorità nazionali e locali – il piano per riprendere la produzione nello stabilimento di Narni con una manifestazione all’auditorium di San Domenico il cui slogan riassume efficacemente il progetto: “Qui si rinasce”. L’amministratore delegato Michele Monachino non ha espresso incertezze, indicando scansioni temporali precise per gli investimenti e le assunzioni, che dovrebbero riassorbire tutto il personale entro la metà del prossimo anno. Ma ciò che colpisce è l’intenzione di investire per affrontare subito i nodi strategici della fabbrica: l’avvio della produzione dei nipples (che venivano prodotti in Germania), raggiungere l’autonomia energetica mediante la costruzione di una centrale cogenerativa a biomasse di un impianto fotovoltaico, e inoltre l’ampliamento della gamma di prodotto, ovvero i diametri degli elettrodi da 350 a 700 mm. Per ciò che riguarda i volumi produttivi, dovrebbero attestarsi a 6.000 tonnellate quest’anno, per incrementare fino a 20.000 tonnellate nel 2019, con un volume compressivo degli investimenti compreso tra 15 e 25 milioni di euro. Monachino ha parlato anche di riqualificazione della vecchia area (Narni 1) per la creazione di attività artigianali e industriali “con un edificio che sarà dedicato agli incubatori di impresa e start up”.
Nel corso dell’incontro sono stati presentati filmati che rappresentano il legame profondo tra fabbrica e città. Gli interventi degli ospiti hanno espresso grande soddisfazione per un’avventura che sembrava impossibile: convincere i tedeschi a cedere la fabbrica, trovare un investitore e riprendere la produzione. Questo il senso delle parole del vice ministro dello Sviluppo economico De Vincenti (presente con una clip registrata perché impegnato in Parlamento) che ha lodato il senso di attiva e delle istituzioni locali: la presidente della Regione Catiuscia Marini, della Provincia di Terni Leopoldo Di Girolamo e un raggiante sindaco di Narni Francesco De Rebotti, che in questa vicenda, oltre al proprio ruolo istituzionale, è stato molto vicino ai lavoratori e alle organizzazioni sindacali. A un anno dalla scioccante dichiarazione di chiusura, la fabbrica di elettrodi di grafite di Narni ha una prospettiva e una speranza di rinascita, ma è evidente che ora si deve fare sul serio e tutti i soggetti devono impegnarsi per – come si dice – dare gambe a questo progetto. Il quale inizia con un potente fattore simbolico, anzi due: il nome della società, che ritorna ad essere Elettrocarbonium, e il suono della storica sirena della fabbrica, che ha chiuso con un auspicio inconfondibile la manifestazione.