Mille e cinquecento fiaccole a vento, attorno alle mura medievali di Norcia, la notte dell’ultimo dell’anno, per dire sì alla pace: per accogliere e sostenere il messaggio del Papa ‘La persona umana, cuore della pace’. Una coda di luce nel buio, sulle orme di san Benedetto, proponendo un gesto alternativo, di preghiera e di riflessione. Passo dopo passo, varie altre centinaia di persone, forse migliaia, hanno ingrossato le file: una fiumana di gente interessata e coinvolta, con molta dignità e consapevolezza. Sua santità il Katholikos della Chiesa armena, da santa Etchmiadzin, sotto il monte Ararat in Armenia, aveva inviato il metropolita Zakarian, per presiedere assieme ai nostri vescovi mons. Paglia e mons. Sorrentino la liturgia ecumenica nella chiesa del Crocifisso, gremita. Nel Teatro civico una tavola rotonda di celebri cattedratici, per discutere sull’acqua che non va sprecata e sul pane che non c’è per tutti, in questo mondo molto retorico e poco disposto a liberarsi dai condizionamenti della competizione e dell’egoismo. San Benedetto e i suoi monaci ci hanno insegnato che, quanti sono motivati dalla preghiera, possono sconfiggere i mali del mondo con il lavoro e lo studio. Nella patria del Patrono d’Europa la gente convenuta alla 39a Marcia per la Pace, quasi in un simbolico pellegrinaggio, è scesa alle ‘Marcite’, le opere idrauliche scavate nel primo millennio dai Benedettini per assicurare foraggio agli armenti, anche nei rigori invernali della frigida Nursia, come Virgilio già la chiamava. Il molino, mosso dalle acque dai canali del fiume Sordo, ha macinato ancora il pane per l’eucaristia, che è carità e fraternità per i cristiani. Le Chiese non hanno lesinato la loro presenza: molti erano convenuti da Bolzano e da Palermo, da Bari, da Pescara, da Latina, da Firenze, da Vercelli e da Bologna, ma anche da tantissimi altri luoghi, dove i cristiani in Italia rivendicano la loro voglia di pace. Con noi cercano un mondo alternativo alla violenza e alla protervia di chi ancora crede alla legge del più forte e ritiene di pareggiare i conti con la storia impiccando i dittatori perdenti, come, se pur criminali, fosse in nostro potere disporre della vita umana. Ora et labora è la pièce teatrale di Michele Paulicelli, da cui sono state tratte le musiche che hanno animato un pomeriggio ricco di proposte, di idee, di provocazioni e di migliaia di giovani, con la voglia nel cuore di costruire un mondo diverso da quello sperimentato sinora. La fede può fare meraviglie, soprattutto a partire da questa Umbria – terra dei santi Benedetto e Francesco – che ha un ruolo simbolico e da tutti riconosciuto, specialmente quando si riescono a fare gesti pubblici misurati e motivati. A ‘Porta Romana’, ad attendere la Marcia, il cardinale Renato Martino, che per incarico del Papa coordina, nella Chiesa, le questioni della giustizia e della pace. Con lui i responsabili della Cei, di Pax Christi e della Caritas nazionale, titolari con noi della manifestazione. Il presidente della Provincia di Perugia, decine di sindaci, assessori della Regione e Savino Pezzotta, assieme a tanti altri, ci hanno dato, con la loro presenza, solidarietà e adesione all’iniziativa. Poi la messa nella concattedrale di Santa Maria. C’erano tutte e otto le Chiese sorelle dell’Umbria, con i loro pastori. La Chiesa spoletana-nursina ha avuto il privilegio di fare servizio a tutti, di accogliere i convenuti e di dire pace con mani operose e il sorriso sulle labbra, servendo pranzo e cena, preparati dai volontari della nostra Caritas diocesana, allestendo i luoghi degli incontri, gli strumenti e le proposte, con grande impegno della parrocchia di Norcia, ma anche dei tanti nostri diocesani che hanno ritenuto un onore, l’ultimo dell’anno, dire Umbria al resto d’Italia, attraverso la concretezza dei gesti e la letizia nel cuore.
Questo è “dire Umbria”
L'intervento di mons. Riccardo Fontana
AUTORE:
' Riccardo Fontana