Ma chi l’ha voluta questa morte? Domanda decisiva nella Settimana santa. Chi poteva volere la morte di un uomo buono come Gesù di Nazareth, uno che risanava i malati, accarezzava i bambini, sosteneva i poveri, difendeva i deboli, trattava con straordinaria delicatezza delinquenti, adultere, prostitute? I livelli della risposta son diversi. A livello storico l’hanno voluta coloro che non potevano non volerla, gli scribi e i farisei, i gestori di quel potere politico-religioso che Gesù aveva minato alla base. Gesù ha proposto un volto di Dio che essi non potevano accettare: non più un Dio giustiziere ma un Dio che salva ogni uomo. Gesù ha presentato un volto d’uomo che essi non potevano accettare: l’uomo vero, autentico non è quello che vince e domina, ma colui che si china sul debole e si mette al servizio dei fratelli. Gesù ha proposto una nuova religione che essi non potevano accettare: non più quella dei riti e dei sacrifici, ma quella dello Spirito e della verità. Gesù ha proposto una nuova società, che essi non potevano accettare: una società in cui il “primo” è l’emarginato. Ma a livello di Mistero, chi ha voluto questa morte? Secondo un certo modo di presentare la dottrina dell’espiazione, la più accreditata dalla nostra tradizione, questa morte l’ha voluta suo Padre; il Padre voleva perdonare i peccati di tutti gli uomini, ma per farlo aveva bisogno di vedere scorrere il sangue di un giusto. Di un giusto che fosse all’altezza di chiedere perdono col suo sangue. Perché la gravità del peccato (come offesa fatta a Dio disubbidendo alla Sua legge: così il Catechismo di Pio X) si misura sulla dignità di chi è stato offeso, ma la credibilità della riparazione si misura sulla dignità di chi chiede scusa: un Dio era stato offeso, solo un Dio-Uomo poteva offrire una degna riparazione. Una tesi che stride con quel Dio di Gesù che non sa far altro che amare.
Oggi il Catechismo della Chiesa italiana insegna che il cuore della morte del Figlio di Dio è l’amore oblativo portato al massimo grado. Questa morte (come tutte le morti), Dio uno e trino non l’ha né voluta né permessa: l’ha subita. Gesù non ha cercato la morte in croce, ma l’ha subita perché, per evitarla, avrebbe dovuto rinnegare tutte le sue proposte di vita, sarebbe dovuto rientrare nei ranghi, stare zitto, adeguarsi alla mentalità corrente, rassegnarsi al trionfo del male, abbandonare per sempre l’uomo nelle mani del “principe di questo mondo”. Sarebbe dovuto tornare a Nazareth a costruire tavoli e aratri, o magari robuste casette in legno. Allora sì che l’avrebbero lasciato tranquillo. Non solo non sarebbe stato messo in croce, ma sarebbe stato colmato d’onori. Avrebbe fatto carriera nell’istituzione religiosa ufficiale… ottenendo quei “regni di questo mondo” che Satana gli aveva promesso fin da principio. Ma questo sarebbe stato il fallimento della sua missione.