L’esito delle elezioni è un tremendo pasticcio, e lo dico a prescindere da ogni mia propensione personale pro o contro questo o quel partito, questo o quel candidato. È un pasticcio perché nessuna maggioranza politica è possibile senza il Partito democratico; ma il Partito democratico non può governare da solo, e neppure alleandosi con quelli che, tra tutti i suoi avversari, gli sono meno lontani: i centristi di Monti. Dovrebbe allearsi, niente meno, con la destra di Berlusconi, che è come dire il diavolo e l’acqua santa (e lasciamo perdere chi sia il diavolo fra i due, come diceva Renzo Tramaglino). Oppure con le truppe di Grillo, che non solo sono distanti, ma sono dichiaratamente indisponibili a ogni accordo stabile, e si riservano semmai di decidere “caso per caso”. Ma si può fare sul serio politica, decidendo “caso per caso”? Decidere caso per caso, ossia isolando i problemi e affrontandone uno alla volta, vuol dire scegliere oggi la botte piena e domani la moglie ubriaca (ancora un proverbio!). Non puoi abbattere un giorno le tasse e il giorno dopo dare un sussidio a tutti i disoccupati d’Italia. Non puoi cancellare oggi tutto il debito pubblico dicendo “non pago più” e domani chiedere ancora credito e prestiti a quelli che hai fregato. Governare vuol dire scegliere: non fra un bene e un male (di quello son tutti capaci), ma fra due beni dei quali puoi averne uno solo; o fra due mali, dei quali puoi evitarne uno solo. Il tutto è stato complicato e reso pazzesco da una legge elettorale che, fra i due sistemi classici, riunisce il peggio del maggioritario e del proporzionale, e ci aggiunge una robusta dose di follia. Così succede che mentre Bersani e Berlusconi sfiorano entrambi (senza raggiungerlo) il 30 per cento dei voti per la Camera, Bersani prende il doppio dei seggi e ne ottiene la maggioranza assoluta; che è un’assurdità. E poi si ritrova in minoranza al Senato. Se c’era una cosa da cambiare, era la legge elettorale, ma non l’hanno fatto. Peggio per loro? Sì, ma peggio anche per tutti noi.
Quel pasticciaccio delle elezioni
AUTORE:
Pier Giorgio Lignani