Amico lettore, questa abat-jour, se mai ha avuto la pretesa di illuminare qualche grigio spicchio periferico della nostra vita, oggi non ha nessuna possibilità di illuminare alcunché, perché oggi è il Venerdì santo, il grande giorno dei cinque soli.Era il 14, o forse il 15 settembre del 1224, quando a La Verna quei soli si accesero nella carne di Francesco. Meglio: si ri-accesero. Perché per la prima volta si erano accesi poco meno di dodici secoli prima, grazie alla professionalità impeccabile di una squadretta di legionari niente male. La squadretta dei crocifissori, 5-6 elementi in gamba, guidati da un centurione di lungo corso. ‘Dài, su, non perdere tempo: dài, conficcali subito, quei maledetti chiodi!’. Il giovane legionario, l’ultimo acquisto della squadretta, esitava, ma lui aveva una sua idea precisa di quel tanto di compassione che non andava negata neppure a quei bastardi che Pilato affidava loro perché li ‘sistemassero’: prima facciamo, meno soffrono! Quelli che passavano e appena cinque giorni prima s’erano sgolati per’proclamarlo re. ‘Che imbecille! Ci ha riempito di balle, ha fatto il macaco in lungo e in largo per la Palestina, e adesso’ vedi!’. Sottovoce. Poi, ad alta voce: ‘Dài soldato, picchia forte!’. Quanti colpi di mazza ferrata occorsero perché anche questa ‘sistemazione’ risultasse all’altezza di tutte la altre? Poi, tre ore dopo, il colpo di lancia all’altezza dello sterno. Sangue. Acqua torbida, uno sputo appena. Cinque ferite, pensavano loro. Le cinque ferite giuste, pensavano i suoi nemici trionfantiNo, erano cinque Soli: sono cinque soli. Nelle ultime 24 ore – mi dicono – sono morte 500 mila persone. Una’più una meno. Nelle prossime 24 ore – mi dicono – moriranno 500 mila persone. Una più una meno. ‘Emarginate in tutto e per tutto, espropriate non solo del loro tempo, degli affetti, della memoria, del futuro, ma della stessa vita’: Sergio Quinzio mi fissava con gli occhi piccoli e mobilissimi dal folto della enorme barba rossiccia: ‘Emarginati’ vedi un po’, don Angelo, com’è poi piccolo e contorto il vostro proclama contro l’emarginazione’. ‘Vostro’: eravamo all’eremo di Montebello di Fossombrone, vicino a casa sua, con un gruppo di operatori sociali. 500 mila più 500 mila. Vanno. Il sentiero che percorrono, per il povero Catullo, era l’iter tenebricosum, unde negant redire quemquam. No. Da quel venerdì su quel sentiero splendono i cinque soli. Quei cinque soli, nella cui luce accecante confluiscono tutte le sofferenze e le speranze degli uomini. Ho 15 anni, un fremito mi attraversa, ho appena finito di leggere la Vita di Cristo di Giovanni Papini. ‘E tutto l’amore che riusciremo a spremere dal nostro povero cuore sarà per Te, che fosti crocifisso per noi e ora ci tormenti con la potenza del tuo implacabile amore’. Quei cinque soli.
Quei cinque soli
AUTORE:
Angelo M. Fanucci