La settimana scorsa, ascoltando alcune relazioni sulla storia della Chiesa dal 1958 ad oggi tenute da studiosi di professione, ho ripensato alla vita di un qualsiasi prete o religioso o laico cristiano impegnato e alle loro molteplici conversioni e sollecitazioni che in questi anni hanno sperimentato non senza lacerazioni e sofferenze. Si è partiti da una stagione di entusiasmante ricostruzione morale e materiale dell’Italia, con una forte carica di entusiasmo cattolico anticomunista, antimaterialista e antiateo. I giovani cattolici erano molto ‘anti’, anche antiprotestanti e antimodernisti. Erano caricati per la lotta aperta e coraggiosa contro il nemico, guidati dal bianco e santo Padre che da Roma era l’ideale pastore e guida. Il tempo di Pio XII, faro luminoso che aveva la parola giusta per ogni questione antica e nuova. Alla morte, penosa, di Eugenio Pacelli, molti hanno pianto ed hanno pensato di aver perduto una luce luminosa e una guida sicura. Quando apparve il suo successore, Roncalli, dopo un momento di spaesamento per la differente mole fisica e per lo stile bonario e quasi banale del suo linguaggio, si intravvidero orizzonti nuovi, un’aria fresca e frizzante, e uno slancio in una direzione diversa, se non opposta, incominciò a serpeggiare non più ‘contro’ ma piuttosto nel senso dell’incontro’. Molti si dovettero convertire soprattutto quando fu annunciato un concilio ecumenico. Ci fu entusiasmo e i cattolici scoprirono l’ecumenismo, le religioni, la libetà religiosa, il mondo con il gaudio e la speranza. Ci fu conversione pastorale. Si attenuarono alcuni aspetti tipicamente cattolici in un misto di transizione che culminò nella celebrazione conciliare in un tempo di grande fermento e attesa. Giovanni conquistò progressivamente tutti con il carismo della sua paternità e fu amato come un padre buono che tutti accoglie. Poi ci fu la stagione della resa dei conti con la conclusione del Concilio e la sua attuazione che portò a qualche durezza, ad abbandoni, a eccessive interpretazioni, a fughe in avanti e fuori. Ci furono i progressisti, gli alternativi, i dissidenti, i contestatori, gli innovatori radicali e per contraccolpo i tradizionalisti e i nostalgici. Paolo VI soffrì e pensò di poter governare la complessità della vita della Chiesa con il suo magistero lucido, intelletualmete perfetto, dal calore umano che traspariva appena dalla secca figura e dal tagliente tono della voce. Furono anni importanti in cui si vissero in profondità i problemi e con una certa angoscia venivano cercate soluzioni difficili per trattenere il popolo di Dio entro i confini della antica tradizione cattolica. Italo Mancini scriveva ‘Come poter continuare a credere’. C’era la contestazione giovanile. Un assistente Fuci in quegli anni non poteva parlare prima degli altri perché avrebbe potuto condizionare, non poteva parlare per ultimo perché avrebbe potuto stravolgere il senso del discorso con delle sue conclusioni. Era l’amore alla critica e alla libertà portata dentro la Chiesa. Ma un’altra conversione doveva succedere con l’avvento del Papa che veniva da lontano e che portava una robusta carica di fede salda indiscussa e invincibile, senza tentennamenti e paure. E questa è la storia che sta sotto gli occhi di tutti, fresca di giornata, si potrebbe dire. Ebbene tutto questo è stato tematizzato nelle giornate di Assisi ed è notevole il fatto che degli autentici storici abbiano preso in esame non più il passato prossimo o remoto ma il presente, aiutando le persone che lo vivono, a capire se stesse attraverso le vicende in cui in qualche modo direttamente o indirettamente sono coinvolte. Quando usciranno gli Atti di questo convegno potremo ripercorrere le vicende e ripensare con serenità una storia, che comunque ha il sapore della vita. Di crisi in crisi, per una sempre ulteriore crescita verso la piena maturità dei figli di Dio.
Quanto è cambiato il mondo e la Chiesa nel dopoguerra!
Ad Assisi studiosi a confronto sulla storia della Chiesa dal 1958 ad oggi
AUTORE:
Elio Bromuri