La giustizia penale funziona meglio in Italia o in America? Gli americani sono convinti che quello italiano sia un sistema “pazzo” e “incomprensibile”, anche se apprezzano che la loro Amanda sia stata assolta. Ma, almeno sulla carta, il sistema italiano è enormemente superiore a quello anglosassone, per almeno tre buoni motivi. Primo: nel sistema italiano i processi sono affidati a giudici professionali, preparati, esperti; nel sistema anglosassone, a giurie fatte di cittadini senza alcuna competenza né esperienza. Secondo: da noi i giudici devono spiegare per iscritto tutti i perché delle loro decisioni, che significa a volte riempire centinaia di pagine per un solo processo; là, invece, i giurati se la cavano dicendo solo “colpevole” o “non colpevole”, e non ne diranno mai le ragioni (supposto che loro stessi le sappiano, il che non è sicuro). Terzo: le sentenze dei nostri giudici, proprio perché motivate, possono essere revisionate da un altro giudice che gli fa le pulci (così si può arrivare, come nel caso Kercher, a cinque sentenze diverse, una dopo l’altra). Nel sistema anglosassone non esiste l’appello come lo intendiamo noi, e chi è condannato può ricorrere solo dimostrando che il processo si è svolto in modo irregolare; ma intanto sta in galera e non è sicuro nemmeno che il suo ricorso sarà messo in discussione (farlo non è obbligatorio per le Corti). Come garantismo, direi, battiamo il mondo anglosassone per tre a zero. Eppure i cittadini italiani hanno un pessimo concetto del loro sistema giudiziario; trovano sconcertante il fatto stesso che le sentenze siano sempre ribaltate, eppure gli appelli ci stanno proprio per questo. Invece gli americani sono educati a pensare che, se un tribunale ha deciso in un certo modo, vuol dire che c’erano buone ragioni per farlo e non si pongono altre domande. Dunque, dal punto di vista sociale quella giustizia funziona meglio, perché le sentenze, anche se sommarie, sono accettate dalla comunità e mettono fine alle discussioni. Ma gli italiani rinunceranno mai ai tanti gradi di giudizio?
Quale giustizia funziona meglio
AUTORE:
Pier Giorgio Lignani