“Internet non ha solo cambiato il modo di comunicare ma anche ha trasformato la modalità di trasmissione delle informazioni tra le persone e soprattutto anche le relazioni affettive. È questa una consapevolezza che porta la Chiesa a interrogarsi sulle potenzialità che il ‘Continente digitale’ offre anche all’annuncio del Vangelo”. A dirlo è mons. Domenico Pompili, sottosegretario e portavoce della Cei, nel presentare il convegno della Chiesa italiana “Testimoni digitali. Volti e linguaggi nell’era crossmediale” in corso a Roma (dal 22 al 24 aprile), promosso dalla Commissione episcopale per la cultura e le comunicazioni sociali. Il convegno si è aperto giovedì con l’intervento di uno dei massimi esperti a livello internazionale di Internet, Nicholas Negroponte, e si concluderà nell’aula Paolo VI in Vaticano con l’udienza di Benedetto XVI ai partecipanti (per info sul programma, vedi il sito www.testimonidi- gitali.it). All’udienza sono attesi 8 mila operatori della comunicazione e della cultura delle 36 mila parrocchie presenti sul territorio italiano; mentre ai lavori della tre-giorni prendono parte 1.200 persone provenienti dalle 227 diocesi italiane. Questo significativo convegno è stato preceduto, nel 2002, da un altro altrettanto significativo, “Parabole mediatiche: fare cultura nel tempo della comunicazione”, attraverso il quale si sono sviluppate le indicazioni degli Orientamenti pastorali per il primo decennio del 2000 Comunicare il Vangelo in un mondo che cambia. “Testimoni digitali – dice mons. Domenico Pompili – non è un fatto isolato, ma si inserisce nell’attenzione che la Chiesa italiana riserva alla dimensione della comunicazione. È un appuntamento che non vuole inseguire mode tecnofile, ma si interroga sulla maniera in cui la Rete cambia il nostro modo di vivere e pensare. Rispetto ai nuovi linguaggi, la Chiesa non ha pregiudizi. Nonostante gli aspetti problematici della Rete, c’è infatti una grande apertura al fenomeno”. Questa attenzione al fenomeno di internet da parte della Chiesa ha avuto un’accelerazione proprio in Umbria, dieci anni fa, quando ad Assisi si tenne il primo convegno su Chiesa ed internet, il cui “sforzo fu di accogliere e rileggere la vivacità del mondo ecclesiale che da subito aveva dimostrato omogeneità e simpatia nei confronti del popolo della Rete”. Se nel 2000 i siti web cattolici erano poco più di 2.500, oggi sono oltre 13.500. Ciò grazie anche alla Chiesa italiana che ha avviato nel 2001 il progetto “Webdiocesi” con l’obiettivo di favorire l’ingresso in internet di tutte le diocesi d’Italia. Le tecnologie utilizzate e il sistema di integrazione tra programmi di gestione diocesana, parrocchiale e dati pubblicati in Rete pongono la Chiesa italiana – attraverso il suo progetto “Webdiocesi” – in una posizione di eccellenza nel panorama mondiale di internet. L’Umbria ha contribuito a questo progetto offrendosi come sede del Centro nazionale di assistenza per i progetti web diocesani, gestito dagli operatori del Servizio informatico dell’archidiocesi di Perugia-Città della Pieve, che è stata una tra le prime diocesi ad aderire in maniera convinta alla proposta di utilizzo delle nuove tecnologie nelle comunicazioni sociali a partire dal 1991.
Puntuali all’incontro con il Web
Mass media. È in corso a Roma il convegno Cei “Testimoni digitali”
AUTORE:
Riccardo Liguori