Che cosa pensano i nostri concittadini dello Stato? Non sto parlando dell’opinione che hanno dei politici: quella è pessima, lo sappiamo, ma di quella che hanno dello Stato come istituzione, come ordinamento. Non è migliore. Dall’uomo della strada ai pensosi commentatori dei media, tutti dicono che lo Stato ci opprime, e lo fa essenzialmente con due strumenti: le tasse e la burocrazia. Da lì, dicono, vengono tutti i mali. Ma è proprio così? Riflettiamo.
Le tasse sono la contropartita della spesa pubblica; e dalla spesa pubblica ci aspettiamo la sanità, le pensioni, la scuola, gli aiuti ai terremotati, e perché no, la copertura dei risparmi affidati alle banche fallite; e ancora, investimenti che diano nuova linfa all’economia. E la burocrazia? È il prezzo che si paga per avere uno Stato che interviene con i suoi regolamenti e i suoi controlli amministrativi sulle più minime attività svolte dai suoi cittadini. In effetti né Giulio Cesare né Carlo Magno – che non erano certo campioni di liberalismo – si sognavano di interferire nella vita privata dei loro sudditi stabilendo gli orari del riscaldamento, le regole di sicurezza nei cantieri, e l’elenco delle vaccinazioni obbligatorie per un bambino da iscrivere all’asilo (anche per la buona ragione che allora non esistevano né vaccini né asili). Però questo incredibile complesso di regolamentazione amministrativa con il quale combattiamo ogni giorno è reso necessario dalla complessità del mondo in cui viviamo e dalle insidie che esso ci tende. Un esempio? Il grattacielo bruciato a Londra con un centinaio di vittime.
L’incendio è divampato in pochi attimi, inarrestabile, perché l’intero fabbricato era rivestito di materiale isolante altamente infiammabile. Un materiale specificamente vietato nella maggior parte degli Stati europei ma non in Gran Bretagna. Per questa ragione il Governo inglese è sotto pressione perché molti lo ritengono corresponsabile per non aver posto quei divieti, e hanno ragione. Ma quando le regole, i divieti, i controlli e le multe piovono sulla nostra testa, allora siamo insofferenti. Invece le regole sono fatte per proteggerci. Poi, presa a sé, ciascuna regola può essere sbagliata o applicata male; ma il principio rimane.