Una notizia che non ha avuto un grande risalto nazionale, e che ho trovato in un giornale cattolico del Nord: una ragazza di 21 anni, una “lucciola”, trovata domenica 13 novembre nel pomeriggio da alcuni passanti con una corda al collo, appesa ad una trave di un cascinale abbandonato.
Era bulgara, venuta in Italia per trovare lavoro, e si è ritrovata sul marciapiede.
Sembra che in quel luogo nascosto era solita recarsi per cambiare gli abiti. Una notizia che apre uno squarcio su un mondo che sfugge ad una attenta e approfondita analisi.
Esiste un dossier del gruppo Abele aggiornato al 2008 sulla prostituzione in Italia ed altri simili che riportano dati quantitativi divisi per regioni e per età. Manca la conoscenza del vissuto delle persone che si prostituiscono.
Ritornano le domande: vizio o necessità? persone libere o schiave? schiave di chi? Una cosa è certa: il film Pretty Woman, della bella prostituta Julia Roberts che trova il principe azzurro Richard Gere, è solo una favola.
D’inverno, quando fa freddo, le “lucciole” più avvedute si ritirano negli appartamenti, e quelle più disperate accendono fuochi in attesa di entrare nella macchina di qualche cliente.
Di questi non parliamo.
Il fenomeno è in genere trattato dai media sul versante della sicurezza e delle retate della polizia o per qualche fatto curioso, come quello recente della signora che ha due macchine e non paga le tasse perché “fa il mestiere” e viene pagata, come tutte, in nero.
Ricordiamo in Umbria l’impegno profuso da don Benzi e dalla sua comunità Giovanni XXIII, con il suo successore don Aldo, per estirpare il fenomeno tramite ammirevoli iniziative religiose e assistenziali, coinvolgendo gli enti locali.
Deprecabile invece lo sfruttamento pubblicitario tramite inserti brevi che reclamizzano attività che hanno tutta l’aria di essere promozionali di forme di prostituzione. Qualche giornale ha fatto fortuna con paginate di inserzioni che offrono massaggi e simili.
Ipocrisia tipica di quei media che hanno come unico scopo la vendita delle notizie senza altri scrupoli etici pronti all’occasione di cimentarsi in pagine di duro moralismo. In tutto ciò nessuno ha formule risolutive in ambito legislativo.
La prostituzione si maschera, si trasforma e si insinua in luoghi e modi diversi.
Non si dica che è il mestiere più antico del mondo, ma che è il vizio di una società che non riesce a costruire se stessa con un normale ordine di comportamenti e di relazioni. È una patologia della società, risultato di altre patologie.
Una forma di terapia, oltre all’osservanza delle norme morali, è quella di guardare le persone negli occhi e leggervi, per esempio, la disperazione e l’umiliazione o il dolore che fa riconoscere il valore e la dignità di “persona”, nella sua trascendenza rispetto all’effimera soddisfazione sessuale mercificata.
Scoprire e mettersi in relazione non con un corpo, ma con una persona, vuol dire arrestarsi di fronte ad una realtà inviolabile, carica di valori, di sentimenti, di sofferenze, che il mercato del sesso calpesta e distrugge. Chi sarà stato l’ultimo cliente di quella giovane di cui sopra? Ci possiamo inoltre domandare: come definire chi alimenta questo commercio? Persone superficiali e squallide?
Don Benzi avrebbe usato aggettivi diversi.