Il 25 gennaio presso i locali della parrocchia del Ss. Crocifisso in Todi si è tenuto il secondo incontro della “Scuola della Parola: palestra di comunità”. Un clima disteso, sereno e familiare è quello che si è respirato a partire dal primo momento, iniziato nel pomeriggio all’interno della chiesa. Qualche canto, la lettura della Parola e una breve riflessione, curata da don Andrea Rossi, hanno introdotto adulti, giovani e giovanissimi al tema di questa seconda tappa: “i giorni del rifiuto” o ancor meglio “il dono rifiutato”. Parallelamente, gli educatori dell’Azione cattolica ragazzi si sono dedicati ai bambini riservando per loro momenti di gioco, divertimento ed evangelizzazione adatta alla loro età. Giornate come quella di sabato sono occasioni innanzitutto per riprendere in mano la propria vita, il proprio cammino di fede spesso faticoso e incostante e per mettersi in discussione in prima persona. Noi, figli amati da Dio, siamo chiamati alla felicità. Una felicità che proprio come i desideri, di cui abbiamo parlato nel primo incontro, viene dall’Alto: non basata quindi sulle comodità, su vie larghe e facilmente percorribili, né tantomeno su scelte egoistiche.
La felicità di cui abbiamo iniziato a parlare è quella delle Beatitudini e siamo partiti proprio dalla prima: “Beati i poveri in spirito”. Ogni gruppo, diviso per età, ha cercato di sviscerare l’argomento attraverso riflessioni, testimonianze e un momento di confronto. Focalizzando l’attenzione sui giovani e giovanissimi, il punto di partenza da cui si è partiti è stato proprio capire chi fosse il povero in spirito e perché, contrariamente a quanto avviene nella società di oggi, nel Vangelo il povero è beato, cioè felice. Con l’aiuto di un video realizzato dagli educatori e della lettura di un passo della Bibbia (Gen 3,1-7) si è messo in evidenza innanzitutto come la condizione di povertà sia legata a quella di nudità. Tutti abbiamo dentro di noi una parte che non ci piace, che non accettiamo e cerchiamo di mascherare. Quella parte nuda di noi la rifiutiamo, la nascondiamo con idoli, a cui chiediamo vita e da cui riceviamo in cambio solo illusioni e delusioni. Spesso si corre il rischio di vivere per piacere agli altri, per attirare l’attenzione, per piacere e non guardando veramente chi siamo e per cosa siamo stati creati. Dio è proprio nelle nostre povertà che vuole entrare, le guarda con tenerezza, le comprende, le ama e le esalta, se glielo permettiamo! Bisogna allora imparare a farsi umili, a vivere con la consapevolezza che l’unico che può darci quella Vita vera che tanto cerchiamo è Dio, e non quelle maschere che alimentano la nostra superbia e insoddisfazione. La povertà della prima beatitudine allora è proprio il farsi poveri, diventare umili, mendicanti di Amore, un amore che va coltivato e condiviso con gli altri. Imparare a togliere il superfluo per fare spazio, uno spazio nuovo che va riempito di essenziale. “Fatevi borse che non invecchiano, un tesoro inesauribile nei cieli, dove i ladri non arrivano e la tignola non consuma. Perché dove è il vostro tesoro, là sarà anche il vostro cuore” (Lc 12,33-34). La serata è poi proseguita con la cena insieme e di nuovo un momento diviso di confronto per gli adulti, di gioco per i piccoli e di formazione per i giovani. Questi ultimi si sono trasferiti nei locali dell’oratorio dove don Riccardo Ceccobelli aveva pensato un momento di preghiera ed evangelizzazione appositamente per loro.