Progetto “di portata epocale” sui beni culturali della Chiesa

Diocesi. È terminato, dopo lunghi anni di lavoro scientifico, l'inventario delle ricchezze storiche e artistiche. Compilate oltre 14.000 schede

È stata completata di recente l’inventariazione ed informatizzazione dei beni culturali mobili della diocesi. Un progetto di straordinaria importanza, condotto con criteri scientifici che mette a disposizione una serie di conoscenze preziose sia per la cultura che per le Forze dell’ordine in presenza, speriamo non ce ne sia bisogno, di furti o sparizioni. Lo illustra nei suoi vari aspetti Paolo Salciarini, direttore dell’Ufficio beni culturali della diocesi, che ha impostato, seguito, stimolato la realizzazione di un’iniziativa destinata a segnare una svolta. Il lavoro d’inventariazione informatica dei beni culturali mobili della diocesi di Gubbio è terminato il 3 dicembre con la comunicazione ufficiale, a firma dell’ordinario diocesano, all’ufficio centrale dei Beni culturali della Conferenza episcopale italiana. Sono stati inventariati 42 enti ecclesiatici, esaminati 127 luoghi di culto, compilate 14.467 schede con fotografie a bassa ed alta risoluzione. Ha interessato tutti gli oggetti di competenza dell’ente parrocchia (chiesa e casa parrocchiale): dipinti, arredi lignei, sculture, argenteria, paramenti e tessuti, campane, organi. Voluto dalla Cei fin dal 1992, promosso e coordinato, a partire dal 1966, a seguito di accordi con il ministero dei Beni e le Attività culturali, destinando a tale scopo una parte delle somme derivanti dall’otto per mille. Un determinante aiuto è stato dato dalla Fondazione della Cassa di risparmio di Perugia che ha permesso di portare a compimento quello che già viene definito a livello nazionale, senza alcuna enfasi,’un progetto di portata epocale’. Il progetto della diocesi di Gubbio, presentato nel 1996, per motivi di carattere logistico, ha potuto prendere avvio solo nell’ottobre del 2003. Sono rimaste fuori per ora le chiese di Confraternite che, pur escluse dal finanziamento della Cei perché non aventi caratteristiche di enti parrocchiali, rivestono per la loro ricchezza di beni culturali un’importante significato nell’inventariazione generale in cui saranno comprese quanto prima. La realizzazione del progetto, entro i termini preventivati, ci riempie di compiacimento perché sono stati raggiunti, in termini di numero di schede e qualità del lavoro, risultati più che soddisfacenti. Tutto questo è certamente dovuto all’alta professionalità dimostrata dagli operatori, in particolare di Giovanni Franco Delogu coordinatore e revisore e dalle schedatrici Liana Baruffi, Agnese Mancini, e Tiziana Marchetti con la collaborazione, quale responsabile scientifico, di Giordana Benazzi, storica dell’arte della Soprintendenza di Perugia. Preziose anche le collaborazioni attivate con l’Università di Perugia, con la Seconda Università di Roma Tor Vergata e con l’Opificio delle Pietre Dure di Firenze. Il progetto d’inventariazione è stato un impegno molto serio soprattutto perché, sul nostro territorio, è nato e cresciuto lungo i secoli un patrimonio artistico di notevole portata sotto il profilo quantitativo e qualitativo, motivo di meraviglia e di preoccupazione. Forti sono le responsabilità di chi questo patrimonio deve tutelare, conservare, recuperare, utilizzare e far conoscere. Tale responsabilità grava anzitutto sulla comunità cristiana, che deve conoscere ed avere cura delle ricchezze che secoli di cristianità hanno lasciato sulle nostre terre e che sono preziosa memoria del passato. Di tale patrimonio si dovrà cogliere non solo il valore artistico, storico e culturale, ma anche la funzione di evocazione e comunicazione della Verità del mistero cristiano.