Con un giorno di anticipo rispetto ai tempi stabiliti, la Fondazione PerugiAssisi ha presentato il 19 settembre al Ministero il proprio programma di candidatura a Capitale europea della cultura 2019.
Il 27 settembre i contenuti del progetto sui “luoghi di Francesco d’Assisi e dell’Umbria” sono stati presentati alla cittadinanza in un incontro che si è svolto in sala dei Notari. Il dossier è stato pubblicato in formato cartaceo (92 pagine in tutto) ma è disponibile anche on-line sul sito della Fondazione. Una versione in inglese è stata realizzata grazie alla collaborazione della Scuola di lingue estere dell’Esercito.
Tutto il progetto, il cui lavoro di preparazione è durato circa un anno, si riassume – come è scritto nelle prime pagine – nello slogan “fabbricare i luoghi”, “luoghi di socialità e di ricostruzione del tessuto urbano – ha spiegato Bruno Bracalente, presidente della Fondazione in conferenza stampa – puntando in particolare sulla rigenerazione del centro storico, il rilancio dell’Università, verso un modo nuovo di intendere la città: una fucina di idee, un luogo di dialogo e di accoglienza. Si tratta – ha precisato – di una candidatura di una città media, in rete con tutto il territorio, in alternativa alle grandi città che puntano invece alla rigenerazione delle periferie. Nessun’altra città ha una candidatura come questa, ed è su questo carattere distintivo che intendiamo puntare”.
Alla presentazione erano presenti il sindaco di Perugia Wladimiro Boccali, l’assessore regionale Fabrizio Bracco, il project manager Lucio Argano, l’assessore comunale Andrea Cernicchi, il giornalista Antonio Lubrano, umbro acquisito ormai da tanti anni.
Il progetto – come è scritto nel dossier – si struttura in due parti: il “Piano strategico culturale” e il “Programma culturale”. Nella prima sezione sono indicate le azioni strutturali per la rigenerazione urbana, con l’innovazione delle politiche urbane, sociali, turistiche, economiche e culturali. Tali azioni si concretizzeranno con interventi alla Biblioteca degli Arconi, San Fracesco al prato con l’auditorium, palazzo Penna, l’arena di Santa Giuliana, e in particolare il recupero dell’ex carcere di piazza Partigiani. Nella seconda si punta al potenziamento dell’offerta della città e della regione, attraverso la produzione di progetti fortemente innovativi e una migliore integrazione con quelli esistenti.
“Nel concreto – ha detto Lucio Argano – il programma va ancora ben definito. Alcune progettualità sono in fieri, altre da definire. Ci sarà comunque musica, teatro, danza, arte puntando anche su manifestazioni ormai collaudate in città”. Tra gli eventi in programma è previsto il Cantiere benedettino europeo, il Parco delle mura etrusche, Umbria in movimento – Luoghi di Francesco, Letture di Dante, Virgilio e Ovidio, Il Rinascimento contemporaneo – Il sogno di Alberto Burri, Festival bambini d’Europa, Suoni di minoranza, solo per citarne alcuni.
Il progetto – è stato detto durante la presentazione – in termini di costi prevede una spesa di 30 milioni di euro per il programma culturale, e circa 200 per la parte relativa alla realizzazione delle infrastrutture e il potenziamento della mobilità urbana. Nel budget previsto una parte è investita dal Comune di Perugia.
Bracalente ha inoltre sottolineato che la candidatura ha avuto l’appoggio di tutte le forze politiche, delle associazioni, molti i Comuni aderenti. C’è poi il rapporto con le Università, le associazioni culturali, il Conservatorio di musica, l’Accademia di belle arti. “Punto di forza – ha sottolineato – sarà anche l’aver già creato una Fondazione, autonoma, con un centinaio di soci e l’aver già designato un direttore artistico, Arnaldo Colasanti, che sta lavorando al programma culturale. Ora non resta che attendere la seconda fase, con l’anno nuovo”. Intanto il lavoro continua.
I mille vantaggi di essere Capitale
Essere insignita del titolo di Capitale europea della cultura rappresenta per una città un’occasione unica per elevare il proprio profilo internazionale, ricevere visibilità, incrementare il turismo e la vita culturale. Ogni anno vengono selezionate due città appartenenti a due Paesi europei: nel 2019 insieme all’Italia ci sarà la Bulgaria; 24 le città italiane candidate. La nomina – si legge nella Guida per le città candidate – può portare enormi vantaggi sia in termini culturali che sociali ed economici per tutto l’anno della manifestazione e in quelli successivi. Da uno studio sulle Capitali europee della cultura negli anni 1995-2004 è emerso che per l’80% delle persone responsabili del progetto si tratta della manifestazione culturale più positiva per le città. Alcune città nominate Capitali negli anni passati hanno stimato che ogni euro investito nella manifestazione può generare da 8 a 10 euro, e quindi la manifestazione può contribuire alla crescita e all’occupazione.