E profetizzando chiudo questa miniserie di Abat jour tutte concentrate sul rapporto che il cristiano dovrebbe avere con i poveri.
Chiudo gli occhi, li riapro, e i mi ritrovo nell’anno del Signore 3014. Oggi, 3 giugno 3014, sono a pranzo da una famiglia di giovani sposi; tempo fa ho assistito al loro matrimonio in una chiesetta deliziosa, in legno preistorico chimicamente rivitalizzato (erano palafitte, 15 secoli fa!) e materiali edili pregiati, graniti, marmi e ardesie tutti ottenuti attraverso sintesi fotochimiche subatomiche protiniche innovative (le cave sono state chiuse 300 anni fa).
Ma quello che più di tutto mi ha colpito è che le case delle famiglie cristiane sono tutte a due piani: al piano superiore vive la famiglia, nel piano inferiore la famiglia ospita emarginati assortiti in cerca di riscatto, e a questo riscatto la famiglia, con diversi e consistenti aiuti da parte dello Stato, lavora efficacemente.
Mille anni prima ne ho conosciute, di queste famiglie, solo due: una nel 1977, quella del dott. Bino Lupini, medico italoamericano, leader del Rinnovamento nello Spirito, che mi ospitò a Columbia, New Jersey, quando portai mio figlio Franchino a New York per un consulto al Rusk Institute; l’altra quella della famiglia di Daniele e Angela Cacciamani a Semonte di Gubbio. Solo due, adesso, nel 3014, sono tutte così. Non esistono più istituti, centri sociali, centri residenziali, per orfani, disabili, vecchi, Pensano a tutto le famiglie. Migliaia di famiglie, spettacolosamente attrezzate per farlo.
Era da sempre la cosa giusta. All’inizio del tempo, Dio aveva affidato alla prima coppia il compito di “custodire il giardino” (e non di “dominare il mondo”); e nel giardino i fiori più preziosi, secondo Lui, erano le persone; e tra le persone – sempre secondo Lui! – soprattutto quelle provate da una qualche vicenda di esclusione. E la famiglia era il luogo deputato a trasformare l’esclusione in solidarietà. Poi invece (mannaggia al peccato originale!) tutto s’era ridotto a obbligare lui a lavorare come un negro e a impegnare lei a figliare come una coniglia. Poi era arrivata la Signora Civiltà, proclamando, sul piano dei princìpi non negoziabili, il primato dell’Essere sull’Avere, ma realizzando poi sul piano della prassi feriale il primato dell’Avere sull’Essere. E la fecondità si ridusse a mettere al mondo un paio di figli, tirarli su egoisti al punto giusto, e prepararsi alla pensione: lei a concelebrare quotidianamente Mezzogiorno di cuoco al fianco di Antonella Clerici, lui a portare il cane a fare pipì sempre alla stessa ora.
E continuavamo a chiamarla famiglia cristiana. E lo era, ma solo limitatamente a un suo primissimo cammino nella storia. Dopodiché l’attendeva, e l’attende, ben altro.