“Cose da femmine” e “cose da maschi”, “compiti da mamma” e “compiti da papà”. Nella società odierna gli equilibri e i ritmi delle famiglie sono molto cambiati rispetto al passato, ciononostante al ruolo di madre e padre si tendono ancora ad associare attività tipiche del maschile o del femminile. Come mai?
Lo abbiamo chiesto, nell’ambito dell’evento “Professione mamma”, tenutosi a Perugia lo scorso fine settimana, alla consulente familiare Angela Passetti, che lavora nel Consultorio di Palazzo di Assisi e in quello diocesano di Terni. “La maggior parte delle famiglie di oggi – spiega – corrisponde ancora a uno stereotipo. La mamma è quella più portata per la relazione, mentre il papà per attività d’azione”.
Può però accadere che la madre sia più impegnata del padre nelle attività fuori casa, e che quindi i ruoli si invertano. “È vero aggiunge Passetti – che il padre è tendenzialmente una figura più d’azione, ma, quando le madri lavorano, anche i padri sono chiamati a relazionarsi con i figli. Se i ruoli arrivano a rovesciarsi, qualche coppia non regge ed è motivo di frattura”.
“I problemi – continua – arrivano solitamente per il fatto che i papà, nel doversi relazionare con i figli, rimangono un po’ ‘Peter Pan’ e non riescono ad assumersi la responsabilità che il ruolo comporta”. Quando però anche gli uomini riescono a sviluppare con successo la parte relazionale, “vengono a crearsi nuovi modelli e nuovi equilibri, e si scoprono delle risorse che le famiglie hanno e che prima non si rendevano conto di avere”.
Se una volta il genitore aveva delle carenze o dei problemi relazionali, vi sopperivano nonni, zii e parenti. “Oggi invece le famiglie sono nuclei a sé stanti, e questo rende i pesi più faticosi da portare”. C’è una soluzione però: “Va meglio per quelle famiglie che fanno parte di gruppi, movimenti o associazioni, in cui ritrovano confronto e supporto”.
Un altro problema frequentemente riscontrato dalla consulente familiare nel suo lavoro riguarda la coppia in quanto tale, non in senso strettamente geni- toriale. “Se guardiamo – dice agli episodi di cronaca nera come i femminicidi, capiamo che la maggior parte dei casi sono legati a figure di uomini narcisisti. Il narcisista sviluppa un senso di possesso sulla compagna perché crede che questa debba vivere solo in sua funzione”.
“Essere uomini e donne, papà e mamme consapevoli delle proprie diversità, specificità e talenti è un dono per i figli, pur nella fantasia che ogni coppia porta con sé” affermano Vincenzo e Sarah Aquino, coordinatori per l’Umbria dell’Associazione nazionale famiglie numerose e organizzatori di “Professione mamma e professione papà”.
La manifestazione, giunta alla quinta edizione e svoltasi quest’anno nell’ambito del Festival della famiglia promosso dal Comune di Perugia, è organizzata come una fiera in cui i genitori mettono in comune le proprie esperienze e si scambiano “trucchi del mestiere”. Fra gli stand delle mamme, erano presenti attività come l’organizzazione feste o i massaggi al proprio bimbo, i saponi fatti in casa o insegnare filastrocche. Ai papà invece la pesca, la falegnameria, i fumetti o lo sport.
“La suddivisione degli stand risponde sicuramente al classico stereotipo delle attività ‘da mamma’ e ‘da papà’ – sottolinea Sarah – , ma in un certo senso fa parte della naturalità delle cose, e non esclude comunque che una mamma possa andare a imparare dallo stand del papà falegname”.
“Questa diversità – aggiunge Vincenzo – ci dà originalità in quello che siamo. Essere maschi e fare cose ‘da maschi’ o essere femmine e fare cose ‘da femmine’ fa sì che nell’insieme si sia completi”. La coppia, che ha undici figli tra maschi e femmine, spiega che, nella loro esperienza, le differenze spesso vengono fuori fin dall’infanzia.
“I nostri figli hanno avuto sempre a disposizione giochi sia femminili che maschili, e a volte se li sono anche scambiati, ma abbiamo notato che, chi più chi meno, alla fine si sono diretti verso le attività ‘tipiche’ del loro genere”.
Valentina Russo