Nei giorni in cui milioni di italiani si sono messi in movimento per ritemprarsi dalle fatiche e godersi le meritate ferie, l’Istat ha fornito i dati relativi alla ‘povertà in Italia nel 2008’. I dati confermano la stazionarietà nel numero e nelle tipologie di poveri che rimangono pressoché immutati negli anni che vanno dal 2005 al 2008. Complessivamente le famiglie che si trovano in condizioni di povertà relativa sono stimate in 2 milioni 737 mila e rappresentano l’11,3% delle famiglie residenti; nel complesso gli individui poveri sono il 13,6% della popolazione e sono pari a 8 milioni 78 mila. La povertà viene calcolata sulla base di una soglia convenzionale che individua il valore di spesa per consumi al di sotto dei quali una famiglia viene definita povera: la linea sotto cui è accertata la povertà è pari a una spesa inferiore a circa 600 euro se il nucleo è composta da 1 individuo, 1.000 euro se ci sono 2 individui, 1.330 euro se ce ne sono 3, 1.630 euro se ce ne sono 4, 1.900 se gli individui sono 5, 2.160 se sono 6 e 2.400 se sono più di 7. Il fenomeno della povertà è maggiormente diffuso nel Sud con il 23,8% delle famiglie dove l’incidenza è quasi 5 volte superiore a quella osservata al Nord (4,9%) e al Centro (6,7%). Le Regioni dove la percentuale di povertà è più alta sono Sicilia e Basilicata (28,8%), seguite da Campania (25,3%) e Calabria (25%). Stupisce la presenza della Basilicata, ma forse in quella Regione opera una maggiore parsimonia dei suoi abitanti, unita a condizioni ambientali favorevoli (minore densità abitativa, terreni coltivabili, assenza di grandi città). Situazioni che permettono ai suoi abitanti di ‘non acquistare’ ma di usufruire ugualmente dei beni e servizi essenziali alla sopravvivenza. Nella parte alta della classifica dove ci sono meno poveri ci sono invece tre Regioni del Nord-Est e due del Centro: Emilia Romagna (3,9%), Lombardia (4,4%), Veneto (4,5%), Toscana (5,3%), Marche (5,4%). Regioni ricche sia di lavoro sia di solidarietà, espressa attraverso la presenza di numerose associazioni che, oltre ad aiutare le famiglie, promuovono lo sviluppo sociale. La povertà è più diffusa nelle famiglie numerose: si passa dal 7,1% di famiglie povere sul totale in quelle composte da 1 persona, fino ad arrivare al 25,9% in quelle composte da 5 o più componenti: sono il 9,9% dove ci sono 2 componenti, il 10,5% dove sono 3 e il 16,7% dove sono 4. Il titolo di studio della persona di riferimento incide notevolmente sul tasso di povertà relativa: solo il 5,3% di coloro che possiedono un titolo di studio di media superiore e laurea risulta essere povero, sono poveri il 13,2% di quelli che hanno il diploma di media inferiore e il 17,9% di quelli con nessun titolo o con le classi elementari. L’incidenza della povertà più elevata è presente nelle famiglie in cui non vi sono occupati: circa la metà sono poveri (49,6%).L’Istat ha poi provveduto a calcolare la povertà assoluta sulla base di una spesa minima mensile su un paniere minimo di beni e servizi rapportato anche al territorio (piccoli centri, grandi città, ripartizione geografica ecc.). Da tale indagine risulta che in Italia il 4,6% delle famiglie pari a 1.126 mila risulta in condizioni di povertà assoluta. Le caratteristiche ricalcano in gran parte quelle descritte per la povertà relativa. A poche ore di distanza dalla diffusione dei dati dell’indagine è in programma la consueta lotteria del Superenalotto con un premio di oltre 110 milioni di euro che risulta essere in valore il più alto nel mondo. Nello stesso giorno la società Lottomatica ha annunciato risultati record di bilancio e l’amministratore delegato così ha commentato: ‘Nonostante le attuali condizioni economiche abbiamo raggiunto un solido livello di crescita. Inoltre i governi stanno impegnandosi ad aumentare i ricavi derivanti dal settore giochi”.Si sa che molti poveri sono diventati tali o rimangono tali perché giocano e non hanno fiducia in se stessi. Politiche che migliorano il livello di istruzione, di assistenza e di accompagnamento alla ricerca del lavoro possono fare molto, ma sono più impegnative per i governanti rispetto alla decisione di aumentare i ricavi del settore giochi. Maggiore efficacia, nel combattere la povertà, ottengono coloro che vivono vicino ai poveri con il loro esempio e con politiche d’intervento più puntuali, vedesi la ‘sussidiarietà’, ma prima di tutto viene la volontà personale. Quella volontà che è disposta a suon di sacrifici a investire nel futuro con costanza come può essere lo studio, non in quei pochi minuti che servono a sognare dentro un locale mangiasoldi chiamato ‘ricevitoria’.