Il 15 luglio l’Istat ha illustrato la drammatica situazione della povertà in Italia nel 2015: crescono gli italiani caduti in miseria, più colpiti i nuclei con figli. Si osservano alcune connessioni, suggeritrici di una qualche possibile corrispondenza, con i risultati dell’analisi del primo Rapporto sulla povertà nella Diocesi di Perugia-Città della Pieve, presentato l’8 giugno u.s..
L’Istat rileva in particolare l’ampliarsi dell’incidenza della povertà assoluta tra le famiglie di soli stranieri (dal 24,0 al 32,1%); il Rapporto Caritas registra per il 2015 un aumento del 13% tra gli stranieri presentatisi al Centro di ascolto (pari al 64,8% delle persone che vi si sono recate nel 2015, di contro al 61,8% del 2014).
L’Istat attribuisce inoltre l’aumento delle persone in povertà assoluta (pari nel 2015 a 4 milioni e 598 mila, il numero più alto dal 2005 ad oggi, ovvero il 7,6% dei residenti nel 2015) all’aumento della condizione di povertà assoluta tra le famiglie con 4 componenti, e tra le famiglie di soli stranieri; il Rapporto Caritas segnala un forte aumento dei coniugati tra gli utenti del Centro di Ascolto, coniugati che mostrano un’incidenza particolarmente elevata (75%) tra gli stranieri.
Strettamente collegata allo stato civile è la composizione del nucleo familiare, analizzata nel Rapporto Caritas: a chiedere aiuto, a livello locale, sono per la maggior parte quelli che vivono in un nucleo familiare con coniuge, figli o altri familiari/parenti (nel 2015, l’ 85,7%). A testimoniare l’aggravamento della situazione nel passaggio al 2015, il Rapporto Caritas registra un aumento significativo dell’intensità degli interventi: da 3,4 tipologie di interventi per ciascun utente nel 2014 a 4,1 interventi nel 2015.
In questa situazione, nel maggior carico di problemi-bisogni di chi si è rivolto al Centro di Ascolto, figurano, oltre al fronte dell’occupazione/lavoro e della povertà/problemi economici, i bisogni legati alle molteplici problematiche di tipo personale e familiare. Di qui, per fronteggiare tali difficoltà, l’importanza di un’efficiente rete territoriale dei servizi a livello locale (per l’infanzia, per la non autosufficienza, per l’impiego, per l’abitazione…).
Come osserva Cristiano Gori, autorevole studioso del welfare sociale, oltre l’attivazione di un vero Piano nazionale contro la povertà, occorre potenziare il welfare locale per “dare ai poveri la possibilità di riprogettare la propria vita”.