Governare una nazione, più ancora, 28 nazioni, un Continente, non è un’opera possibile per un uomo solo, neppure se fosse un genio, un santo, un eroe. Quando qualcuno che si riteneva tale ha tentato di farlo, è stato un genio del male e della follia. Alla vigilia delle elezioni – per il sindaco e i consiglieri comunali e, allo stesso tempo, per i membri del Parlamento europeo – una riflessione sul senso del governare è più che mai necessaria. Questa è un’opera di intelligenza che sa vedere e conoscere quali siano le necessità di una società, le leggi che le sono proprie, le esigenze delle popolazioni, i criteri della giustizia e della solidarietà. Un lavoro molto delicato, impegnativo, che suppone grande sensibilità per la giustizia e il bene comune, capacità di organizzare le risorse sulla base delle richieste e urgenze, avere doti di prudenza, disponibilità, distacco da interessi particolari che offuscano la visione generale dell’insieme, capacità di lavoro. Insomma, una cosa che fa tremare le vene e i polsi, tanto più oggi che il mondo è in rapida trasformazione – “liquidata” con l’aggettivo “liquida” (la famosa “società liquida” di Bauman). Un’espressione che fa paura perché fa pensare a un fiume in piena che tutto travolge. Una crisi e una trasformazione del mondo che non si riesce a capire dove porti, e tanto meno a dominare con sicurezza. Ebbene, si dovrebbe pensare che, se è così, chi sarà mai così incosciente da prendersi la briga di diventare amministratore di una o dell’altra formazione sociale, che sia il quartiere, il Comune o lo Stato? Si dovrebbe pensare che i cittadini, desiderosi di essere ben governati per realizzare uno standard di vita “normale” con diritti e doveri ben congegnati, si attivino per scoprire la persona o, in una società democratica, le persone in grado di svolgere quest’opera meritoria per il bene di tutti. E invece no. Molti cittadini fanno a gara e competono aspramente per conquistare un seggio di consigliere, di sindaco, di deputato o senatore che sia. In questa tornata elettorale del 25 maggio, se uno va a vedere, si trova in difficoltà per l’enorme numero di liste e candidati. Questo fenomeno è il sintomo che il ruolo che si va ad assumere e per il quale si fa la battaglia elettorale è visto più come un beneficio che come un compito. Politici e amministratori pubblici traggono benefici che spesso non riuscirebbero a ottenere con un’altra professione. In qualche misura, è giusto, e proprio per quanto si diceva sopra: se il compito è gravoso, bisognerà pure incentivare con dei premi chi lo assume. Questo è il senso. Ma purtroppo, dalle esperienze del passato e dai molti casi conosciuti, si deve dire che spesso non risultano competenza, capacità e virtù necessarie… e non si vedono neppure i risultati, in senso locale e generale. La politica deve passare attraverso una purificazione interna, almeno sotto il vaglio della critica esplicita della massa silenziosa di cittadini delusi e sfiduciati che non sanno a quale simbolo o candidato attaccarsi. Il “silenzio delle urne” è più clamoroso degli urli di alcuni politici, e dovrebbe essere ascoltato con senso di responsabilità. Nel desolante quadro che ci si presenta, c’è da fare un attimo di attenzione per considerare se ci sono (e a mio avviso, ci sono) qua e là persone, uomini e donne – ricordiamoci delle donne in politica – che hanno le capacità e la volontà di operare per il bene. Più che le parole saranno convincenti le cose che si fanno, lo stile di vita e i criteri di azione che guidano le scelte politiche. Chi costruisce, lo si lasci lavorare. Chi distrugge o crea caos, lo si deve frenare. A meno che qualcuno farneticando pensi che sia giunto il momento di fare una “rivoluzione nichilista” per una presunta rinascita, radicalmente nuova e diversa dal presente e dal passato. Utopia.
Politici, ascoltate il silenzio delle urne!
AUTORE:
Elio Bromuri