Tra due settimane si vota. Tra un mese avremo il ‘nuovo’ consiglio regionale. Una folla di candidati è impegnata in questa campagna elettorale alla conquista dei trenta scranni di Palazzo Cesaroni. Ed è a questi futuri consiglieri (e presidente) che l’associazionismo cattolico chiede di dare segni tangibili di novità, chiede un modo nuovo di fare politica e di gestire le istituzioni. Ed è difficile pensare che sia l’espressione di un’esigenza sentita solo da chi si professa cattolico. Andiamo con ordine. Abbiamo chiesto ad alcune persone quali fossero, a loro avviso e nella prospettiva dell’interesse di tutta la comunità regionale (altrimenti detto il ‘bene comune’), le questioni ’emergenti’, le più urgenti, che dovrebbero essere affrontate nella prossima legislatura. Ebbene, per molti il primo problema è dato proprio da una politica che pare incapace di ‘volare alto’, con i partiti sempre più ridotti a ‘comitati elettorali’ funzionali alla conquista e alla gestione del potere più che ad elaborare progetti per il futuro dell’Umbria. ‘Mancando la possibilità concreta di una alternanza al governo della regione – dice Giovanni Carlotti, delegato regionale di Azione cattolica nonchè docente di fisica all’Università di Perugia – è facile osservare situazioni di ristagno politico e di chiusura nel Palazzo. Con la fine dei partiti tradizionali e dei loro canali di scelta e formazione, rimane poi il grosso problema del ricambio generazionale e della formazione di nuovi operatori della politica che siano dotati di spirito di servizio ed ispirati a progetti ed ideali di alto profilo. Merci rare al mercato della politica, e di ciò anche il mondo cattolico deve sentirsi più responsabile’. Gli fa eco Antonio Bolletta, consigliere nazionale della associazione dei Giuristi cattolici. ‘In Umbria abbiamo bisogno di alternanza reale altrimenti il sistema si fossilizza sempre di più’ commenta, precisando che ‘non si tratta di una semplice questione relativa alle persone ma, appunto, di sistema’. ‘Purtroppo il dibattito politico in questi ultimi mesi si è acceso solo quando si dovevano decidere i nomi nel ‘listino’ ma è tutta qui la politica?’ si chiede Pasquale Caracciolo che da direttore della Consulta pastorale regionale per i problemi sociali e il lavoro, segue con attenzione il mondo politico. C’è bisogno di una politica ‘alta’ e la conferma viene dalla vicenda Statuto, aggiunge Caracciolo. ‘Ci si aspetta che il prossimo Consiglio approvi lo Statuto non solo con degli aggiustamenti ma riprendendo la riflessione su tutto l’impianto’. Le questioni da affrontare sono note: famiglia, ruolo di imprese e società civile, stato sociale e lavoro, con particolare attenzione ai giovani, sempre tenendo presente quel principio di sussidiarietà che fatica a realizzarsi in questa regione in cui si ha un forte ‘centralismo regionale che deriva da una cultura di sinistra’ dura a morire. E aggiunge: ” e che non si proceda con l’aumento del numero dei consiglieri perchè è una scelta invisa alla gente!’. Pienamente d’accordo Eliana Petrozzi, responsabile del Forum regionale per la famiglia e rappresentante del Cif (Centro italiano femminile) di Perugia. Il ‘no’ all’aumento dei consiglieri è secco. Lo Statuto va modificato a partire dalle questioni famiglia e identità della regione. E ai politici chiede ‘maggiore spazio alla partecipazione dei cittadini e delle loro associazioni’. Come Cif avevano chiesto di essere sentiti sullo Statuto ma non hanno avuto risposta. Ma di Statuto non si parla nei progammi dei due maggiori schieramenti in campo. Forse perchè si dà per scontato (una specie di patto inespresso e trasversale) che non si riaprirà il dibattito? Intanto il Comitato per il referendum ‘diffida’ la presidente Lorenzetti dal promulgare il testo prima dell’insediamento del nuovo Consiglio. Welfare, formazione professionale e lavoro e introduzione nello Statuto del Consiglio delle autonomie sociali sono le richieste che le Acli presentano sul loro sito www.acli.perugia.it, in un ‘manifesto per le elezioni regionali.. Che ci vogliano politici con una mentalità nuova è convinzione anche di Marco Dottorini, medico presso l’ospedale di Gubbio, membro dell’associazione Medici cattolici. ‘La gestione economica delle Aziende sanitarie non tiene in conto adeguatamente il paziente, la sua persona’. Si spiega meglio e parla dei malati lasciati nei corridoi o negli atrii, tra la gente che passa, in attesa che arrivi l’ambulanza che lo porti nel padiglione vicino per un esame; parla del maggiore ospedale di Perugia, il Silvestrini, dove non si capisce dove si debba andare; parla di medicine che devono essere portate da casa perchè la farmacia dell’ospedale non le fornisce, e così via. Non basta vantare un bilancio in pareggio per un settore, la sanità, che assorbe oltre i due terzi del bilancio regionale, quando basterebbe una diversa organizzazione dei servizi, attenta alle esigenze e alla dignità del paziente, per rendere più accoglienti le strutture sanitarie. ‘Queste cose spesso la gente non le avverte perchè non ha termini di paragone, ma basta andare a Forlì, in una regione ‘rossa’ per capire che è possibile fare diversamente. ‘È questione di mentalità’ commenta Dottorini. Ma i nuovi consiglieri saranno capaci di rinnovare la politica regionale?
Politica con le ali?
Voci dal mondo cattolico sulle attese della gente nei confronti dei candidati alle regionali
AUTORE:
Maria Rita Valli