Non si può chiedere la luna, a Giuseppe Conte. Avvocato, senza una storia politica alle spalle, a capo di una maggioranza precaria, il cui unico punto di stabilità è l’incertezza. E la debolezza, se non l’assoluta evanescenza, delle possibili alternative al momento su piazza.
Se non fosse che dalle scelte di oggi dipenderà l’assetto della società italiana dei prossimi anni, il Governo guidato da Conte potrebbe durare all’infinito. Ma l’incertezza e la mancanza di alternative terranno saldo Conte in mezzo al guado fino a che i numeri dell’economia – con il crollo della produzione industriale e la disoccupazione di massa – non diventeranno molto peggiori di quelli della pandemia.
Allora forse verrà in mente a più di qualcuno di chiedersi se questa classe politica, che ora – a causa anche di una burocrazia arretrata nelle metodologie e indolente nell’approccio all’emergenza – non riesce neanche a distribuire gli aiuti che servono a evitare la rivolta sociale, potrà essere all’altezza di una reale ed efficace ricostruzione del Paese.
Politica senza visione di futuro?
Ma la luna – cioè una visione di futuro per l’Italia – non si può pretendere che arrivi dall’attuale Governo, per la distanza di obiettivi e ideali delle forze che lo compongono. Né tanto meno dal nocchiero che ne sta guidando la precaria zattera nel mezzo di un mare in tempesta.
Conte non viene dalla politica ma, alla guida prima del governo M5s-Lega e poi di quello M5s-Pd-Leu (con la rissosa appendice renziana di Italia viva), sta dimostrando di aver imparato a conoscerla. Almeno quello che attualmente dimostra di essere, la politica.
Visto dall’esterno, potrebbe sembrare politicamente poco ‘coperto’ proprio dai quei cinquestelle che alla guida dell’esecutivo gialloverde lo avevano voluto, tornando a imporlo anche per il Governo in carica.
L’autodefinitosi ‘avvocato del popolo’ ha trasformato questa apparente debolezza in un suo punto di forza: il dimostrarsi, cioè, esterno alle logiche politiche prevalenti lo ha reso popolare e ben accetto a molti italiani.
Nel Conte 1, è passato con sufficiente scaltrezza da una prima fase di quasi anonimato, subissato dalla preponderanza politico-mediatica dei due vice premier Salvini e Di Maio, a una seconda fase di pedissequo mediatore tra le istanze grilline e quelle leghiste. Dopo il ‘suicidio’ politico del capo leghista con l’auto-esclusione dalla maggioranza, Conte non ha esitato a vestire i panni del censore politico di colui che fino a pochi giorni prima era stato il suo principale alleato nonché ministro dell’Interno.
Tensioni nella maggioranza
Trasformismo? Viene più che altro in mente una frase di Giuseppe Prezzolini, secondo cui “in Italia nulla è più definitivo del provvisorio”.
Sta di fatto che, passando con invidiabile disinvoltura alla guida di un nuovo Governo con dentro quel Pd che fino al giorno prima lo aveva aspramente criticato, Conte è riuscito a diventare proprio per il partito ex-nemico “un fortissimo punto di riferimento di tutte le forze progressiste” (parole del segretario Dem, Zingaretti).
Un ‘innamoramento’ – quello del Pd per il premier – che non riguarda tutto il partito, dove negli ultimi tempi, quelli segnati dalla pandemia. si sono levate diverse voci critiche sull’approccio di Conte, che molti ritengono abbia confuso il presenzialismo (con i suoi decreti per gestire la crisi, e le sue conferenze stampa in tv) con il presidenzialismo.
Non minori contestazioni gli continuano ad arrivare dall’ala dei ‘duri e puri’ pentastellati, in contrapposizione a quella quota governista sulla quale il premier conta per restare in sella il più a lungo possibile. Ma se questo è – come pare – il suo obiettivo, non gli si prospetta un cammino facile.
Popolarità in bilico nel dopo Covid
Perché, se ora la sua popolarità è alta grazie al fatto che la maggioranza degli italiani, nel mezzo del contagio, ha cercato nel Governo e nel suo timoniere un punto di riferimento, quando la coda di disperazione sociale del coronavirus si mostrerà in tutta la sua virulenza, non basteranno le mediazioni tra opposte ricette, le elargizioni di fondi a pioggia sulla base di spinte corporative e i rinvii delle scelte per prendere un tempo che non sarà più concesso, a tenere a galla premier e Governo.
Servirebbe, appunto, un di più: una visione di futuro, con la responsabile capacità di prendere decisioni. Ma anche un diverso approccio alla politica. Fatto di passione e impegno messi al servizio dell’interesse generale. È la luna. Ma non si può chiedere a Conte.
Daris Giancarlini
Mi sembra tutto sommato che l’attuale presidente del consiglio metta questa passione e questa dedizione al bene comune.