Digitalizzazione, inclusione, sanità, infrastrutture, economia circolare, istruzione e ricerca: sono questi i binari sui quali si muove il Pnrr.
Il contributo del sindacato
Anche se abbiamo riscontrato carenze in termini di corcertazione, dobbiamo sottolineare che questo documento nasce da un confronto con la Regione, nel quale il sindacato ha chiesto che si portasse avanti un processo di semplificazione, procedendo ad una sintesi tra le prospettate 645 idee progettuali.
Ciò nella consapevolezza che l’elemento della sintesi è indispensabile soprattutto per quanto si passerà al momento operativo. Il piano, infatti, dovrà essere funzionale ad un reale rilancio dell’Umbria.
Per questo chiediamo che il documento definitivo sia maggiormente organico, oltre a rinforzare il protagonismo della nostra regione nell’ idea di “Italia di Centro”. Tutto questo per uscire da una crisi che affonda le proprie radici nel 2008 e che la pandemia ha peggiorato.
Progettare l’Umbria di domani
Quella che si prospetta, con questo piano, è un’opportunità importante per progettare l’Umbria di domani, nella quale la Cisl Umbria vede protagonisti i giovani di oggi. Saranno proprio loro che coglieranno i frutti delle scelte giuste o pagheranno i conti di quelle sbagliate.
Prima di tutto la sanità. La pandemia deve essere superata rivedendo il sistema sanitario, partendo dall’immediata attuazione degli accordi sottoscritti con la Regione. Nel Pnrr, poi, c’è la volontà di valorizzare alcune realtà ospedaliere e, con esse, la territorialità. Da rinforzare però la visione di insieme, l’organicità del progetto, per dare una maggiore rispondenza alle esigenze dei cittadini e soprattutto delle persone anziane e più fragili.
L’inclusione, che per la Cisl Umbria rimane una delle priorità assolute, passa anche dalle infrastrutture, siano esse materiale o immateriali e dai servizi offerti alla collettività. Riguardo alle infrastrutture è necessario ripensare lo sviluppo della nostra regione, che si basa su piccole e piccolissime imprese, attraverso la diffusione in tutti i territori di internet veloce.
Se così non sarà rimarranno delle zone più sviluppate e appetibili da un punto di vista produttivo e abitativo, ma soprattutto rimarrà una disparità (anche in termini di opportunità formative, anche in Dad) tra chi abita in città e chi nei paesi o comune in aree più marginali.
Per sviluppare questi contesti, in primo luogo le aree interne, dobbiamo mantenere i servizi esistenti e implementare altri con una risposta concreta alle nuove esigenze che, in alcuni casi, dobbiamo cominciare a concepire come essenziali.
Lo sviluppo dell’Umbria deveparire dai settori che prima della pandemia erano quelli portanti: oltre al settore dell’industria, c’è quello manifatturiero e quello turistico (che fa parte di una filiera più ampia che comprende anche cultura e ambiente).
Quest’ultimo deve essere valorizzato -e comunicato efficacemente all’esterno- perseguendo le più tradizionali vocazioni territoriali, come quello della bellezza e spiritualità dei nostri borghi, integrandolo con le nuove tendenze come quelle salutistiche e sportive.
Poca attenzione al lavoro
La sostenibilità è la base dello sviluppo. Se nel Pnrr troviamo attenzione per l’economia circolare, che in Umbria presenta esperienze che potrebbero essere interessanti anche fuori regione, dall’altra non troviamo l’attenzione che ci saremmo aspettati per il tema del lavoro, soprattutto per quello femminile (il più colpito anche nel corso della pandemia) e quello giovanile (che se non arginato continuerà a far fuoriuscire troppi giovani dalla nostra Umbria).
Un depauperamento del nostro territorio che non possiamo, e non vogliamo, più permetterci.
Angelo Manzotti
Segretario generale Cisl Umbria