“Sulle politiche sanitarie, educative, riabilitative e socio assistenziali rivolte agli anziani e ai disabili è necessaria una svolta – afferma Pasquale Caracciolo, responsabile dell’associazione cristiana residenze per anziani e disabili dell’Umbria (Acradu) – in questo momento non si tratta solo di ripensare all’importo dell’assegno di cura e al numero delle famiglie che ne beneficeranno, ma di fissare un tavolo di confronto, stabile e permanente, con la Regione e i Comuni e riprendere a parlare delle problematiche della sanità e dell’assistenza. Dopo l’approvazione a dicembre del piano sanitario, infatti, è tutto fermo. Bisognerà tornare a parlare, ad esempio, dei livelli essenziali di assistenza e delle fasce di reddito delle famiglie per le residenze e l’assistenza specialistica”.
A tale scopo le organizzazioni Acradu, Acrit-Confcommercio e Arcst-Legacoop, hanno dato vita ad un coordinamento regionale per raccordare la propria azione di rappresentanza presso gli enti locali e per partecipare direttamente alla programmazione dei servizi sanitari. “È necessario impostare il sistema dell’assistenza nella logica dell’integrazione tra pubblico e privato – prosegue Caracciolo – soprattutto nel settore cooperazione sociale, no profit e volontariato. Negli ultimi anni, la tensione sulle politiche sociali si è allentata. Occorre superare i ritardi e attivare un tavolo di concertazione per verificare e aggiornare il piano sanitario regionale”.
Nel mirino delle associazioni spiccano gli uffici di cittadinanza, l’assistenza domiciliare integrata, la realizzazione di servizi innovativi comunitari, l’avvio dell’osservatorio regionale delle politiche sociali e l’attivazione dei tavoli di concertazione degli ambiti territoriali per dare nuovo impulso ai piani sociali di zona. “Le diverse organizzazioni che hanno dato vita a questo coordinamento, sono forti di tanti anni di attività, con circa 2500 anziani e disabili serviti, con 1200 occupati e investimenti in strutture e attrezzature per decine di milioni di euro – ricorda Pasquale Caracciolo – e non è accettabile il diseguale trattamento riservato alle strutture residenziali pubbliche e quelle private, a causa del diverso iter autorizzativo”.
Per le prime, infatti, è sufficiente l’autocertificazione del possesso dei requisiti; per le seconde, invece, sono previsti numerosi controlli da parte dell’Asl, prima di ottenere l’autorizzazione da parte della Regione. “Per questo proponiamo un ufficio regionale di controllo che garantisca doti di indipendenza, esercitando la propria attività su tutte le strutture – conclude Caracciolo – Analogamente è necessario migliorare e riqualificare il rapporto tra istituzioni e residenze private per ridurre i tempi tra richieste e approvazione dei progetti. Allo stesso modo, infine, rivendichiamo una rappresentatività non delegabile, come ad esempio ai sindacati di pensionati, nella discussione dei patti per la salute”. Un ultimo appello riguarda le stime dei posti residenziali dell’ultimo piano sanitario: i 1200 posti sono tutti assegnati, mentre gran parte delle residenze denunciano lunghe liste di attesa.