Non ci resta che raccogliere frammenti di speranza – colligere fragmenta – per seminarli in attesa di un altro tempo. Questo tempo sembra infatti ormai perduto. Un gesto che sembra uno spreco, quello compiuto da Yocheved Lifshitz, 85 anni, una delle due donne ostaggio liberate da Hamas il 23 ottobre scorso. Al momento del rilascio, si è rivolta ai miliziani di Hamas regalandogli uno shalom e una stretta di mano. È un segno inatteso di apertura e di speranza.
Quando possono, come possono, i Parents Circle continuano a riunirsi almeno via Internet. Sono madri e padri che hanno perso i figli in un attentato o in conflitto, sono genitori israeliani e palestinesi uniti dal medesimo dolore. Una di loro è ostaggio di Hamas. E loro continuano a sostenersi vicendevolmente e a progettare percorsi di educazione alla pace con in più giovani.
E poi ci sono alcune comunità cristiane che, come sempre è avvenuto in tutti questi anni, riescono a farsi ponte tra arabi musulmani ed ebrei israeliani. Sono i frati della Custodia di Terra Santa, i Patriarcati a Gerusalemme e tante piccole comunità disseminate in quello scampolo di lievito madre che ha fecondato le tre fedi nell’unico Dio di Abramo. Si sa, i semi sono piccola cosa, quasi invisibili rispetto alle bombe e al loro fragore… ma guai se non ci fossero.