La guerra nel Myanmar ripropone il problema del reclutamento di bambini all’interno dell’esercito. L’organizzazione non governativa Human Rights Watch ha recentemente diffuso un rapporto alle Nazioni Unite nel quale dichiara che un terzo dei soldati dell’esercito governativo birmano è formato da bambini. La situazione sembrava poter migliorare quando il Governo ha avviato un contatto con l’opposizione sulle riforme costituzionali, che però è stato interrotto sul nascere.
La situazione nel Myanmar non è l’unica in cui i bambini vengono sfruttati; basti pensare allo sfruttamento del lavoro minorile, concentrato soprattutto nei Paesi asiatici, e alle numerose guerre in cui vengono impiegati bambini soldato, come negli scontri civili in Africa, dove le cifre parlano di 120.000 soldati con meno di 18 anni, ma anche in Europa e America alcuni Stati reclutano minori nelle loro forze armate. Negli ultimi 10 anni, i bambini dai 10 ai 16 anni che partecipano a confitti armati sono presenti in 25 Paesi.
Alcuni sono veri e propri soldati, arruolati dal Governo o reclutati dalle forze armate di opposizione, altri usati come “portatori” di munizioni e lavori del genere, e la loro vita non è meno a rischio dei primi. L’associazione Human Rights Watch lancia un’altra pesante denuncia contro la dittatura birmana, rivelando che i militari arruolano bambini soldato per fronteggiare “la continua espansione dell’esercito, l’alto tasso di diserzione e la mancanza di volontari”. I reclutatori militari e i mediatori civili inoltre ricevono premi in denaro o vari incentivi per ogni recluta consegnata. I bambini vengono sottratti alle famiglie con la forza o, in altri casi, minacciati e picchiati; vengono raccolti nelle strade, nelle stazioni ferroviarie, nelle piazze, e i loro documenti falsificati in modo che risultino maggiorenni.
Oltre che in Birmania, i bambini sono al centro di fatti disumani in altri Paesi, come in Guatemala, dove alla difficile situazione che il Paese si trova ad affrontare a causa della droga e della criminalità organizzata, si aggiunge il traffico di bambini, a volte sottratti con forza alle madri e a quanto pare venduti a coppie straniere. L’ultima protesta di queste giovani madri a novembre, mette in evidenza un fatto forse ancora più clamoroso ed incomprensibile: l’impunità dei responsabili di queste atrocità. E se i bambini non sono arruolati o venduti ad altre coppie, vengono costretti a lavorare in schiavitù. Si calcola che lo sfruttamento del lavoro minorile conti circa 250 milioni di bambini in tutto il mondo, concentrato nei paesi del Terzo mondo.
I Paesi più colpiti sono Africa, Asia e America latina, in cui gli strati più deboli della popolazione sono costretti a pagare il prezzo più alto per uno sviluppo forzato e che non include loro, ma è anche una realtà dei Paesi industrializzati in cui le fasce di povertà e di emarginazione si estendono a vista d’occhio.
Unicef: basta bambine spose a 11 anni
Berlino: il concorso fotografico internazionale promosso dall’Unicef ha premiato come miglior scatto del 2007 la foto del matrimonio tra Faiz Mohammed, un afghano di 40 anni, e Ghulam, una bambina appena undicenne. Il premio va alla fotografa americana Stephanie Sinclair, che con questa immagine ha vinto tra 1.230 foto da 31 Paesi. Durante la premiazione di martedi 18 dicembre, la madrina dell’organizzazione Onu per l’infanzia, Eva Luise Koehler, ha denunciato che sono milioni le donne che vengono date in spose quando sono ancora delle bambine, negando loro l’infanzia. La vincitrice del concorso ha chiesto alla bambina cosa provasse il giorno delle nozze, lei ha risposto: “Nulla, non lo conosco neanche, cosa dovrei provare?”. Il concorso porta all’attenzione problemi comuni in quella parte del mondo. Secondo i dati dell’Unicef, più di 60 milioni di donne si sono sposate quando erano ancora delle bambine, e più della metà vive in Asia meridionale. Quello delle spose bambine, è un dramma che dall’Asia all’Africa e al Brasile si espande a macchia d’olio, dove milioni di ragazzine vengono private dei loro diritti, umani e civili. E non solo per quelle promesse in sposa nascere femmina è una condanna in troppe parti del mondo; sono 100 milioni le bambine che mancano all’appello per colpa dell’aborto selettivo praticato in Cina e in alcune zone dell’Asia meridionale. In molte parti del mondo, nascere per le bambine vuol dire rischiare la vita.
Non possono crescere, diventare donne e avere una famiglia, non possono giocare liberamente con i propri coetanei. Il matrimonio invece a questa tenera età implica una gravidanza precoce, che costringe centinaia di migliaia di bambine ad abbandonare gli studi e a chiudersi dentro casa, in una sfera familiare fatta di sottomissioni e violenze. L’immagine con la quale la fotografa americana Sinclair ha vinto il premio foto dell’anno 2007 mostra lo sguardo fiero ed orgoglioso dello sposo e quello triste e confuso della sposa bambina, inconsapevole vittima di pedofilia legalizzata.