In una manifestazione pubblica svoltasi all’Istituto Serafico di Assisi lunedì scorso si è levata, nei confronti della Regione Umbria, la protesta dei cattolici che si occupano dell’assistenza degli anziani e dei disabili. La relazione, sul tema”Le politiche d’integrazione socio-sanitaria in Umbria: quali diritti esigibili per gli anziani e disabili”, tenuta dal presidente dell’Acradu Pasquale Caracciolo, toccava i “troppi ritardi accumulati con un Piano sociale fermo al 2002 e un Piano sanitario scaduto nel 2005”. “Adesso che la Regione Umbria si accinge a definire il secondo Piano sociale e il nuovo Piano sanitario – ha detto Caracciolo alla nutrita platea – auspichiamo che siano erogati servizi reali ed esigibili dalle famiglie”.
Lei sostiene che le famiglie con persone disabili e anziani non possono più aspettare i comodi dei governanti locali… “Esattamente. Il Piano sociale umbro aveva valenza triennale. Sono passati invece otto anni di sostanziale inerzia, senza che siano stati adottati nemmeno gli specifici interventi che la legge 328 demandava a livello regionale come, ad esempio, quelli per regolamentare i rapporti tra enti locali e terzo settore o quelli per disciplinare le ex Ipab”.
Cosa si aspetta dal nuovo Piano sociale? “Intanto, che sia varato subito. Poi che si faccia l’accordo tra Regione e soggetti del terzo settore, con particolare riferimento ai sistemi di affidamento dei servizi alla persona. Il terzo settore non può coincidere con le sole cooperative sociali. Infatti gli unici interventi normativi adottati in questi anni hanno riguardato solo le cooperative sociali: la legge del 2005 sulle Norme sulla cooperazione sociale, la revisione nel 2005 e nel 2007 del Tariffario regionale per l’affidamento ai servizi e la legge regionale 4 del 2006 sull’esenzione totale dell’Irap solo per le cooperative sociali. Un’interrogazione su quest’ultimo punto è stata fatta dai consiglieri Tomassoni della maggioranza e da Sebastiani dell’opposizione. Ancora aspettiamo una risposta dal governo regionale”.
Perché vi sentite poco coinvolti nella programmazione e nella gestione del sociale dell’Umbria? “La legge sulla sussidiarietà orizzontale non basta, se le istituzioni non riconoscono alle persone e alle famiglie la capacità di rappresentare i propri bisogni e alla società civile la capacità di auto-organizzarsi e di dare risposte. Noi non siamo pro Stato o pro mercato, siamo a favore delle comunità locali. Purtroppo gli amministratori umbri non riescono a liberarsi da una cultura fatta di centralismo democratico, amministrativo e burocratico, né sono disposti a condividere il ‘potere’ della gestione e della programmazione degli interventi socio-sanitari”.
Quali servizi mancano, soprattutto agli anziani e ai disabili umbri? “Siamo indietro sui servizi di welfare comunitario. Mancano i centri diurni per disabili, i diurni e le case di quartiere per gli anziani, i gruppi appartamento per anziani e disabili, tutti servizi da attivare sul territorio con risorse pubbliche da incrementare. In Umbria la spesa sociale pro capite è bassa, appena il 6,8 per cento, rispetto al 9 per cento dell’Italia e al 12 per cento dell’Europa a quindici. Serve poi impegnare i Comuni a partecipare alla spesa sociale per aiutare quegli anziani più poveri ospitati nelle residenze, rendere effettiva l’assistenza domiciliare integrata e varare al più presto la legge per istituire il Fondo regionale per la non autosufficienza, poiché gli interventi domiciliari, diurni e residenziali richiedono un forte impegno di spesa”.
Dovrebbero essere fischiate più volte le orecchie agli assessori regionali Damiano Stufara (Politiche sociali) e Maurizio Rosi (Sanità), invocati più volte dai relatori e dall’assemblea del Serafico. Loro non c’erano. C’era invece Maria Prodi… “Ma non sostituisco nessuno, sono solo venuta per ascoltare”, ha specificato l’assessore regionale al Lavoro. “All’aumento di risorse pubbliche – ha detto la Prodi – deve corrispondere un aumento di consapevolezza da parte dei politici, con una intensificazione del dialogo con chi opera nel sociale”.
E Sandro Corsi, della Lega Coop sociali dell’Umbria: “È giunta l’ora di lottare, insieme al sindacato, contro quei gestori del sociale che operano al di fuori della legge. È immorale pagare gli operatori 3 euro e mezzo lordi all’ora”.
Il presidente del gruppo consiliare dell’Udc, Enrico Sebastiani, ha dichiarato: “Caracciolo ha fatto una relazione chiara e dura. Non è più possibile avere un Piano sociale fermo al 2002. A questo punto, credo che sia indispensabile e importante l’intervento personale e diretto in materia della Presidente della Regione. Se la legge sulla sussidiarietà orizzontale è rimasta inattuata, se dall’Irap sono state esentate solo le cooperative sociali, è evidente che c’è stata una forte discriminazione verso le onlus. Occorre che la Regione fughi immediatamente il sospetto che anche attraverso il sociale si gestisca il consenso, come invece sembra”.
Il segretario regionale della Cisl, Claudio Ricciarelli, ha precisato: “Fra i problemi del welfare umbro ci sono anche i giovani scolarizzati senza lavoro, le famiglie povere in aumento, la carenza di servizi educativi per la prima infanzia, la questione dell’accoglienza e dell’integrazione degli stranieri. Quindi basta con l’approccio statalista e assistenziale, occorre realmente promuovere la sussidiarietà orizzontale. E serve disboscare una spesa pubblica inefficiente, che mantiene solo la burocrazia”.