Un pannello in compensato su cui è stesa una grande carta dell’intero territorio comunale di Perugia, con le sue 54 frazioni, su ognuna delle qua- li è attaccata una bandierina con scritta la priorità da realizzare: il campo sportivo, il cimitero, le fognature, l’illuminazione… Non usa mezzi tecnologici avanzati, il 40enne sindaco del capoluogo umbro, Andrea Romizi (intervista del 14/06/2014), per ricordarsi tutte le mattine quali sono i suoi impegni da quel giugno 2014 in cui, vincendo il ballottaggio contro il suo coetaneo di centrosinistra e sindaco uscente Wladimiro Boccali, portò lo schieramento di centrodestra (corroborato da alcune liste civiche) a guidare, per la prima volta dal dopo-guerra, la più grande città dell’Umbria.
Nella prossima primavera, Romizi si ricandiderà. Con La Voce, in un pomeriggio di fine settembre nel suo ufficio di palazzo dei Priori, Romizi accetta di fare un primo bilancio di questi cinque anni con la fascia tricolore addosso.
Sindaco, partiamo dalla sicurezza, tema riportato purtroppo alla ribalta della cronaca dall’uccisione di un tunisino a Fontivegge, omicidio per il quale è stato arrestato un altro tunisino. Un regolamento di conti legato – pare – allo spaccio di droga che da anni si registra in quella zona della città.
“Non nascondo che dopo quel fatto gravissimo sono stato male. E mi sono interrogato sulle possibilità di fare meglio tutto quello che c’è da fare su questo fronte. Per Fontivegge e per i suoi problemi, è attuabile una strategia efficace, con una pianificazione razionale e mirata. Si tratta di avere un approccio lucido: per Fontivegge non basta il lavoro, seppur meritorio, delle forze di polizia: loro possono ‘ripulire’ la zona, ma se dopo i loro interventi non seminiamo nulla, i problemi rimangono. Problemi che si sono stratificati negli anni passati, anche per una certa, colpevole sottovalutazione, da parte della politica, della presenza delinquenziale in questa parte di città”.
La vostra ricetta qual è per Fontivegge?
“Abbiamo costruito una visione e trovato risorse. Che non sono soltanto quelle del Bando periferie, ma vengono anche dall’Agenda urbana e dalla Fondazione Cassa di Risparmio (continua a leggere l’intervista sull’edizione digitale de La Voce, basta registrarsi).