Con la prima domenica di quaresima sono iniziate nella cattedrale di San Lorenzo a Perugia le catechesi quaresimali tenute dal Cardinale Gualtiero Bassetti e dal vescovo mons. Paolo Giulietti. Il primo “quaresimale” è stato tenuto da mons. Giulietti domenica 14 febbraio proponendo ai fedeli una meditazione sul tema del “Rispondere ai bisogni primari della persona” quale emerge dalle “opere di misericordia corporali”: dar da mangiare agli affamati, dar da bere agli assetati, vestire gli ignudi.
Mons. Giulietti dopo aver introdotto il tema delle opere di Misericordia, ricordando che sono richiamate dallo stesso Papa Francesco nella Bolla di indizione del Giubileo della Misericordia,ha commentato le tre opere citate proponendone per ciascuna una lettura attualizzata e suggerendo gesti concreti che possonoincidere nei nostri stitli di vita (vedi qui sotto il testo della meditazione). Al termine della catechesi, come previsto per ogni domenica, la testimonianza di Elisabetta Rossi, volontaria dell’Emporio Caritas “Tabgha”.
Questo il programma delle prossime domeniche:
DOMENICA 21 FEBBRAIO: PERCHÉ NESSUNO SIA SCARTATO (Opere di misericordia: Alloggiare i pellegrini; Visitare gli infermi; Visitare i carcerati). Testimonianza diCarlo Bonucci: Volontariato APV in carcere.
DOMENICA 28 FEBBRAIO: FARSI CARICO DEL DOLORE (Opere di misericordia: Seppellire i morti; Consolare gli afflitti; Pregare Dio per i vivi e per i morti). Testimonianza: Don Domenico Lucchiari: cappellano dell’Hospice.
DOMENICA 6 MARZO: LA CARITÀ DELLA VERITÀ (Opere di misericordia: Consigliare i dubbiosi; Insegnare agli ignoranti; Ammonire i peccatori). Testimonianza: Nadia Piampiano: preside polo scolastico Donati-Ticchioni
DOMENICA 13 MARZO: AMARE L’ALTRO PER QUELLO CHE È (Opere di misericordia: Perdonare le offese; Sopportare pazientemente le persone moleste). Testimonianza: Casa della tenerezza: «Perdonare per amare»
*****
Questo il testo della meditazione tenuta da mons. Paolo Giulietti il 14 febbraio
Il richiamo giubilare alle Opere di Misericordia
Prima di entrare nel vivo del tema di oggi, vi propongo una brevissima introduzione al tema generale di questo ciclo di catechesi quaresimali.
Nella Bolla di indizione del Giubileo straordinario Misericordiae vultus, Papa Francesco, tra le principali dimensioni dell’impegno di conversione che propone al popolo di Dio, indica le Opere di misericordia. «È mio vivo desiderio che il popolo cristiano rifletta durante il Giubileo sulle opere di misericordiacorporalee spirituale. Sarà un modo per risvegliare la nostra coscienza spesso assopita davanti al dramma della povertà e per entrare sempre di più nel cuore del Vangelo, dove i poveri sono i privilegiati della misericordia divina. […] Riscopriamo le opere di misericordia corporale[…]. E non dimentichiamo le opere di misericordia spirituale[…]. Non possiamo sfuggire alle parole del Signore e in base ad esse saremo giudicati […]. La sua carne diventa di nuovo visibile come corpo martoriato, piagato, flagellato, denutrito, in fuga… per essere da noi riconosciuto, toccato e assistito con cura. Non dimentichiamo le parole di san Giovanni della Croce: “Alla sera della vita, saremo giudicati sull’amore”».
Può sorprendere che il riferimento alle Opere si apra con il richiamo alla riflessione; essa si impone, in realtà, in quanto l’orizzonte culturale nel quale oggi la Chiesa si trova ad esercitare la carità è certamente cambiato rispetto a quello in cui l’elencazione delle quattordici Opere ha avuto origine. Esse, così come oggi sono formulate, non si ritrovano nella Scrittura, anche se si possono rintracciarne le origini in Mt25, 31-46, dove il giudice divino esamina le genti su sei azioni verso altrettante categorie di poveri, ed è possibile riconoscerne altre fonti in diversi passi biblici (ad es. “seppellire i morti” può essere collegato con Tb1, 17-18). La sistemazione attuale può essere fatta risalire al XII-XIV secolo, quando nascono e si diffondono una serie di formule da mandare a memoria, poi riprese dai catechismi post-tridentini come struttura dell’impianto dottrinale per l‘istruzione del popolo.
Le formule mnemoniche, scomparse dagli otto volumi del Catechismo per la vita cristiana, sono state riproposte dal Sinodo dei vescovi del 1977 e dalla successiva esortazione apostolica sulla catechesi, qualora ben comprese e interiorizzate, come «sorgente di vita cristiana personale e comunitaria». In seguito a tali indicazioni il Catechismo della Chiesa Cattolica, così come l’edizione giovanile YouCat, hanno riproposto le Opere di misericordia nell’ambito della trattazione del settimo comandamento, come espressione concreta dell’attenzione e dell’amore della Chiesa per i poveri.
La necessità di un’attualizzazione
La riproposizione delle Opere è coincisa con la consapevolezza di una loro necessaria rilettura: esse infatti esprimono – insieme all’esortazione a un atteggiamento di profonda empatia e compassione verso i poveri – una visione essenzialmente “assistenziale” della carità cristiana, che si fa carico dei mali dell’uomo, senza preoccuparsi delle relative cause e senza che l’esistenza di una data povertà metta in discussione l’ordine esistente, nel quale – e spesso dal quale – essa si genera.
La stessa distinzione tra azioni dirette al corpo e azioni dirette allo spirito appare oggi inadeguata, per le interazioni sempre più evidenti tra l’una e l’altra sfera della persona umana, che concorrono a determinare le varie povertà. La nuova comprensione delle Opere che Papa Francesco sollecita va dunque in una duplice direzione: l’allargamento dell’orizzonte e l’approfondimento della comprensione delle dinamiche di ogni situazione. Oltre a ciò, la considerazione delle Opere deve tener conto del fatto che la misericordia viene insistentemente proposta dal Pontefice come categoria centrale nell’essere e nell’agire della Chiesa. Proprio l’interiorizzazione di tale assunto e la conseguente scelta della misericordia come criterio di fondo della pastorale ecclesiale costituisce il motivo dell’Anno giubilare: «La Chiesa ha la missione di annunciare la misericordia di Dio, cuore pulsante del Vangelo, che per mezzo suo deve raggiungere il cuore e la mente di ogni persona. La Sposa di Cristo fa suo il comportamento del Figlio di Dio che a tutti va incontro senza escludere nessuno. Nel nostro tempo, in cui la Chiesa è impegnata nella nuova evangelizzazione, il tema della misericordia esige di essere riproposto con nuovo entusiasmo e con una rinnovata azione pastorale. È determinante per la Chiesa e per la credibilità del suo annuncio che essa viva e testimoni in prima persona la misericordia. Il suo linguaggio e i suoi gesti devono trasmettere misericordia per penetrare nel cuore delle persone e provocarle a ritrovare la strada per ritornare al Padre».
La pericope giovannea ci guida nella riflessione
La riflessione sulla prime tre Opere, che riguardano tutte bisogni primari della vita umana – il cibo, l’acqua e i vestiti – ci è stata introdotta dalla lettura del racconto giovanneo della moltiplicazione dei pani e dei pesci. In essa il “dar da mangiare” di Gesù alle folle accade secondo una dinamica che vogliamo prendere in considerazione per lasciarci guidare nella riflessione:
- rendersi conto del bisogno: farsi toccare il cuore dalle necessità altrui;
- farsi carico fattivamente del bisogno, coinvolgendo i discepoli (nessun miracolismo);
- attivare tutte le risorse disponibili;
- rispondere al bisogno in modo sorprendente, innovativo (Dio scende in campo) ed eccedente;
- responsabilizzare ed educare operatori e destinatari.
Anche noi, quindi, nel commentare le Opere di stasera, cercheremo di compiere il medesimo percorso:
- ci domanderemo che ne è oggi di quel particolare bisogno cui le Opere intendono rispondere;
- cercheremo di risvegliare il senso della nostra personale e collettiva responsabilità;
- tenteremo di individuare percorsi di risposta possibili e innovativi, in cui l’impegno dell’uomo viene sostenuto dalla grazia sorprendente di Dio;
- ci lasceremo educare a nuovi stili di vita, più responsabili.
Dar da mangiare agli affamati
Gli affamati di oggi
La permanenza della fame del mondo è uno dei paradossi dell’età contemporanea: a fronte di una produzione alimentare in grado di saziare abbondantemente tutti gli abitanti del pianeta (si produce cibo per 12 miliardi di persone), quasi 800 milioni di persone soffrono la fame, mentre circa una persona su nove è malnutrita. Anche nei paesi industrializzati la crisi economica ha determinato situazioni i difficoltà: in Italia, tra gli effetti della disoccupazione c’è anche la crescita del numero di famiglie che contrae i consumi alimentari o che fa ricorso agli aiuti della Caritas. Dall’altra parte, cresce la piaga dell’obesità: a livello globale è raddoppiata dal 1980 ad oggi. Nel 2008 si contavano oltre 1,4 miliardi di adulti in sovrappeso e oltre 500 milioni di obesi (11% della popolazione mondiale). In Italia il 32% degli adulti è sovrappeso, mentre l’11% è obeso; nella popolazione tra i 65 e i 75 anni di età sono in sovrappeso/obesi il 60% degli individui; tra i 75 e gli 84 anni le persone in sovrappeso/obesità sono il 53% e tra gli ultra 85enni il 42%.
Le cause della fame
La fame non è un fenomeno ineluttabile: ha cause molteplici e complesse, che chiamano in causa un sistema produttivo ed economico – del quale siamo oggettivamente complici – profondamente segnato dall’inequità.
- problematiche legate all’ambiente: l’aumento dei disastri naturali (inondazioni, tifoni…) ha pesanti conseguenze sulla produzione di cibo soprattutto nei paesi poveri;
- la siccità, legata al cambiamento del clima, è oggi la causa più comune della mancanza di cibo nel mondo, anche perché in molti paesi va ad aggravare le già sfavorevoli condizioni naturali;
- le guerre, che costringono milioni di persone ad abbandonare le proprie case e le proprie terre, e che a volte usano la fame come arma contro il nemico, con ruberie o distruzioni di cibo e bestiame, contaminazione dei pozzi e “semina a mine” dei campi;
- il circolo vizioso della povertà: i contadini poveri spesso non possono permettersi l’acquisto di sementi sufficienti e la fame priva delle energie e delle risorse per combatterla: i poveri sono affamati ed è la stessa fame ad intrappolarli nella povertà;
- l’arretratezza o la mancanza di infrastrutture agricole (strade, depositi, irrigazione…);
- l’eccessivo sfruttamento dell’ambiente (spesso per monoculture dedicate all’esportazione): tecniche agricole troppo intensive, deforestazione, eccessivo sfruttamento dei campi e dei pascoli, urbanizzazione e cementificazione: i terreni coltivabili del pianeta sono sempre più in pericolo di erosione, salinazione e desertificazione;
- lo spreco alimentare: secondo la FAO, oltre un terzo del cibo prodotto ogni anno per il consumo umano, cioè circa 1,3 miliardi di tonnellate, va perduto o sprecato. Lo spreco domestico pro capite in Italia ammonta a 108 kg di cibo all’anno.
La misericordia in azione
Occuparsi degli affamati, con azioni che non solo vengano in soccorso immediato alle situazioni emergenziali, ma incidano sulle cause del fenomeno, oggi, significa:
- darsi da fare per una più equa distribuzione delle risorse e per il contrasti ai cambiamenti climatici, appoggiando le politiche e le azioni di cooperazione internazionale;
- adottare una modalità di consumo più consapevole, orientata conoscere e premiare i prodotti locali e quelli realizzati in modo etico (“votare con il portafoglio”);
- sostenere con le proprie risorse le azioni di soccorso verso le popolazioni colpite dalla fame;
- combattere gli sprechi alimentari, anche attraverso gli “Empori della solidarietà”, che sono l’opera-segno diocesana per questo Giubileo.
Nuovi stili di vita
Combattere la fame significa adottare anche uno stile di vita più sobrio e consapevole per sé e per la propria famiglia, non come atto moralistico, ma come frutto di quella “conversione ecologica” propostaci da Papa Francesco nella Laudato si’ (216-221). Acquistare cibo “etico”, ridurre consumi e sprechi di cibo, abituarsi a tenere sotto controllo i propri consumi energetici… sono solo alcune delle tante azioni possibili.
Dar da bere agli assetati
Gli assetati di oggi
Nell’enciclica Laudato si’, Papa Francesco ha dedicato particolare attenzione alla questione dell’acqua, bene primario per la vita e l’attività dell’uomo, ricordando le disparità esistenti su scala globale circa la quantità e la qualità dell’acqua disponibile e le relative responsabilità: per quasi un miliardo e mezzo di persone l’accesso all’acqua potabile è problematico o impossibile. Diversi fattori, contribuiscono a rendere urgente l’opera di preservare e distribuire l’acqua sulla faccia della terra. Non a caso i conflitti legati al controllo delle fonti idriche sono in aumento in tutti i continenti. Anche in Italia, nonostante il referendum pro acqua pubblica celebrato nel giugno 2011, la disponibilità d’acqua e il suo costo continuano ad essere un problema, soprattutto in alcune regioni e per le fasce più deboli della popolazione.
Le cause della sete
Anche alla sete si può riferire quanto detto a proposito della fame, incluso il riferimento alle responsabilità delle quali siamo oggettivamente partecipi.
- Spesso l’acqua viene impiegata per soddisfare grandi interessi economici: anche in paesi che soffrono la sete di destinano grandi quantitativi di acqua a settori produttivi ad alto consumo idrico come l’agricoltura intensiva;
- Dell’acqua usata in agricoltura si perde circa il 40%; mentre nelle reti di distribuzione dell’acqua potabile se ne perde il 50%.
- Anche l’inquinamento, montante negli ultimi 50 anni, ha ridotto (di un terzo) la disponibilità di acqua; l’inquinamento e la contaminazione delle acque sono dovuti all’uso di prodotti chimici in agricoltura, all’assenza di trattamento degli scarichi, allo sfruttamento intensivo delle falde freatiche; al degrado del suolo per disboscamento e desertificazione.
- Consumi eccessivi e squilibrati: un neonato negli USA o in Germania consuma in media 70 volte più acqua di un neonato indiano; 15 milioni di americani consumano più acqua di un miliardo di indiani.
- I conflitti, nello stesso stato o tra stati diversi, hanno come effetto la difficoltà di accesso all’acqua (anche perché spesso è proprio il controllo dell’acqua la causa del conflitto).
- La mercificazione dell’acqua, considerata un bene economico. Se il valore dell’acqua deve essere determinato dal mercato, secondo il principio del recupero del costo totale, molti poveri non possono permettersela. Lasciare al capitale privato la responsabilità di gestire l’accesso a un “bisogno vitale”, rappresenta da parte dei poteri pubblici un atto di abbandono del loro ruolo di promotori e di garanti dei diritti umani e sociali. Significa anche dare via libera alle “guerre di conquista dell’acqua del mondo”, soprattutto da parte delle grandi multinazionali.
La misericordia in azione
Come detto a proposito della fame, oggi occuparsi di chi ha sete significa principalmente:
- darsi da fare per una più equa distribuzione delle risorse idriche;
- operare per la gestione pubblica delle risorse idriche;
- finanziare progetti di sviluppo idrico nei paesi poveri;
- diminuire le perdite nel trasporto e nell’uso dell’acqua;
- promuovere un uso più intelligente dell’acqua.
Nuovi stili di vita
Come migliorare il consumo dell’acqua con uno stile di vita sobrio e consapevole? Ci sono molte piccole cose da fare: ridurre gli sprechi domestici, bere l’acqua del rubinetto, usare a pieno carico gli elettrodomestici… Un accorgimento importante è quello di acquistare cibo prodotto con poca acqua, sapendo, per esempio, che per produrre un chilo di carne bovina occorrono 15mila litri d’acqua, mentre un chilo di carne di pollo ne richiede meno di 4000.
Vestire gli ignudi
Gli ignudi di oggi
Il primo atto compiuto all’arrivo nei lager nazisti era quello di spogliare i deportati di ogni loro avere, abiti e capelli compresi: la nudità assoluta, associata al freddo e alla paura, era il segno eloquente della perdita di ogni dignità umana e della propria identità legata al mondo esterno. Accanto al bisogno di indumenti, purtroppo ancora attuale in molte situazioni, la richiesta di dignità assume oggi molteplici forme, poiché sono molti gli ambiti in cui la persona risulta violata nella sua intimità, esposta al mondo e ridotta a oggetto di curiosità: lo svilimento del corpo a fini economici, nella pornografia, ma anche nella pubblicità; la disoccupazione, soprattutto giovanile; le violazioni della privacy (subite o indotte) ad opera di un sistema mediatico che tende al voyeurismo, incoraggiandolo attraverso i social network…
Le cause della perdita della dignità
La principale causa della perdita di dignità della persona umana è un sistema economico e culturale che la tratta come strumento e non come fine, in tutti i campi: lavorativo, comunicativo, mediatico, relazionale… Vittime privilegiate sono i più deboli, costretti a piegarsi della propria necessità.
La misericordia in azione
Affermare la dignità della persona al di sopra delle cose e dei sistemi economici e politici è compito urgente in una società tutta centrata sull’individuo ogni persona cresce nella sua dignità se ha la possibilità di vivere legami stabili, rapporti sociali e lavorativi duraturi, di fare scelte libere e responsabili. Compito primario dei cristiani è aiutare a far crescere in tutti il senso della dignità di persona, propria e altrui, e quella di figli di Dio, partendo dai più deboli e meno garantiti siano essi italiani o stranieri. Nei momenti di crisi è necessario realizzare una solidarietà sociale che sia espressione non di assistenzialismo ma di giustizia e carità cristiana, secondo la dottrina sociale della Chiesa. Il riconoscimento nei fatti della dignità di ogni persona implica il rifiuto di ogni forma di discriminazione sociale e culturale. Il che deve anzitutto tradursi nell’impegno responsabile a dare vita a “strutture giuste”, che salvaguardino i diritti di tutti, cioè a fornire il proprio contributo perché a ogni persona vengano garantite le condizioni per un effettivo esercizio della cittadinanza.
Nuovi stili di vita
Ci sono molti modi per promuovere la dignità della persona con i propri comportamenti quotidiani:
- premiare con la propria attenzione e i propri acquisti quei prodotti e quei media che non sfruttano con una comunicazione indegna la persona umana;
- evitare di comunicare in modo irrispettoso di sé e degli altri;
- vestire se stessi e gli altri con sobrietà e modestia;
- aiutare i giovani – a partire dai propri figli – nelle loro scelte di vita e lavorative tenendo sempre presente la propria dignità.