di Daris Giancarlini
La procura della Repubblica del tribunale di Perugia sembra diventata il centro giudiziario del mondo. Gli ultimi mesi, che hanno corrisposto con l’ultimo periodo di lavoro prima della pensione del procuratore capo Luigi De Ficchy, hanno visto protagonisti gli inquirenti perugini di due inchieste rilevantissime, non soltanto dal punto di vista strettamente giudiziario ma anche con riscontri sociali pesanti.
La prima indagine che ha attirato l’attenzione (a tratti perfino morbosa) dell’opinione pubblica umbra e italiana è quella che sta passando alle cronache come ‘Sanitopoli’, con indagati alcuni esponenti di primo piano della politica locale e diversi dirigenti e operatori della sanità perugina.
A poche settimane dai primi esiti pubblici dell’inchiesta, la stessa procura perugina è diventata protagonista delle cronache nazionali per l’indagine sulle presunte manovre di magistrati romani per le nomine ai vertici di alcune procure.
Giudici che indagano su giudici: non è la prima volta, si può ragionevolmente ritenere che non sarà l’ultima. A colpire senza entrare nel dettaglio dei singoli reati contestati agli indagati – è quello che, nell’amministrare sia la sanità sia la giustizia, sembra mostrarsi sempre più come un tentativo di ‘truccare le carte’ per volgere l’esito dei procedimenti a esclusivo interesse di singoli o gruppi limitati di persone.
Che tutto questo, quando viene provato con sentenze definitive, significhi perdite irreversibili di credibilità per istituzioni che proprio sulla credibilità fondano la loro esistenza, sembra non interessare più a nessuno.