Sul fronte lavoro, l’Umbria è una delle regioni più colpite dalla crisi. I dati Istat parlano chiaro. Secondo l’ultimo rapporto sull’andamento del lavoro relativo al IV trimestre 2013, l’Umbria ha visto sparire oltre 25.000 posti di lavoro nell’arco lunghissimo di questa crisi cominciata nel 2008. Ad oggi, il tasso di disoccupazione è al 10,8%, senza contare i cassintegrati e gli inattivi in cerca di occupazione. Unioncamere conferma la situazione: il panel delle imprese attive tanto nel quarto trimestre del 2013 quanto nel corrispondente trimestre del 2012 (un gruppo di quasi 55 mila imprese) segnala una perdita di occupazione (-4,4%) più grave di quella (-3,4%) registrata su scala nazionale. La sofferenza occupazionale riflette quella delle imprese. I sindacati Cisl, Cgil, e Uil hanno censito circa 170 vertenze di aziende in difficoltà aperte nella nostra regione: dalle Acciaierie di Terni alla ex Merloni alla San Gemini, solo per citare alcuni esempi. Grandi realtà produttive, ma anche piccole attività economiche. Unioncamere registra come sono in aumento le aziende umbre in scioglimento e liquidazione (+2,8%) e sono poche quelle che sopravvivono: solo il 71% delle imprese presenti nel 2010 risultano ancora in attività alla fine del 2013. Un’analisi dettagliata della situazione economica della regione è arrivata dal prof. Sergio Sacchi, docente presso il dipartimento di Economia, finanza e statistica dell’Università di Perugia, alla luce dell’ultima indagine congiunturale diffusa da Unioncamere Umbria e dei dati più recenti del Cruscotto statistico relativi allo stato di salute delle imprese regionali. “Per uscire dalla crisi – spiega Sacchi – sono due le strade da battere: quella di una più robusta disponibilità a investire e quella del coinvolgimento di un numero crescente di giovani aspiranti imprenditori. Altrimenti si rischia di andare ben oltre la soglia dell’emergenza. Pertanto, una scossa energica, che provenga o meno dal riconoscimento di una parte del territorio regionale come Area di crisi complessa, oppure derivi da una rinnovata attitudine allo svolgimento di attività imprenditoriali, o anche da una significativa estensione delle presenze sui mercati esteri sarà per lo meno salutare, se non proprio provvidenziale”. E il 2014? Per l’anno in corso si percepiscono alcuni timidi segnali di ripresa, con un incremento del Pil dell’0,8%. Un’iniezione di ottimismo, ma anche un invito alla cautela, come sottolineato dal presidente di Unioncamere Umbria, Giorgio Mencaroni. “Nel 2014 – ha detto – usciremo dalla recessione, ma forse non dalla crisi, che continuerà a produrre i suoi effetti anche per i prossimi 12 mesi… Sarà la domanda estera a giocare un ruolo importante nell’incoraggiare la ripresa regionale”.
Persi 25.000 posti di lavoro
LAVORO. I dati dell’Umbria nell’ultimo rapporto Istat sull’andamento delle attività, relativo al terzo trimestre 2013
AUTORE:
Laura Lana