I poveri come risorsa, come occasione per amare ed per essere salvati, non solo spiritualmente. Questo il tema centrale della giornata di formazione di sabato scorso che ha interessato tutti i volontari Caritas della diocesi di Perugia.
“È faticoso conciliare gli impegni di lavoro, una famiglia con due genitori da assistere, e il servizio ai poveri” commenta Chiara, volontaria del Centro di ascolto della parrocchia di Monteluce. “Lo si fa – dice lasciando sempre da parte delle cose, ma quello che ne viene dà tanta gioia”.
“Ascoltare la povertà – continua Chiara – ti mette in un’ottica differente e sei portato poi a pensarci due volte prima di cedere agli sprechi o ai vizi”. Anche Paolo, sposato e con tre figli, volontario Caritas della parrocchia di Sanfatucchio, parla della sua esperienza tra volontariato e famiglia con il sorriso.
“Si fa quello che si può” dice, e intanto ricorda come sia cresciuto sempre facendo servizio. “Da ragazzo facevo parte dell’Unitalsi, poi ho trascorso 4 estati nelle missioni dei Cappuccini in Amazzonia. Da adulto poi ho frequentato come volontario la casa di accoglienza di Sanfatucchio insieme a mia moglie”.
Poveri che ci salvano spiritualmente, ma anche poveri che ci salveranno materialmente. “Noi vediamo la povertà come una maledizione, nella Bibbia invece è altro se non addirittura una beatitudine” ha sottolineato padre Giulio Michelini, che ha condotto una meditazione sul tema “La parola di Dio, fondamento del servizio ai poveri”.
Per dimostrare questo capovolgimento che le Scritture mettono in atto riguardo la povertà, padre Giulio ha portato ad esempio il libro di Rut. “Rut è una povera: è una migrante che arriva dalla terra di Moab (attuale Giordania), è vedova, non ha figli e non parla la lingua di Betlemme dove emigra. Tutti la chiamano infatti ‘la straniera’. Così Rut va a raccogliere gli avanzi, a ‘spigolare’”.
“La spigolatura – ha spiegato padre Giulio – era il diritto che avevano i poveri, gli stranieri, gli orfani e le vedove, di passare la seconda volta quando si era ormai fatta la raccolta. Non si poteva ripassare una seconda volta perché gli avanzi erano riservati proprio ai poveri. Come succede ora quando la Caritas prende gli avanzi dalle cucine dei supermercati”.
Rut però, povera e straniera, diventa l’antenata di Davide e quindi di Gesù. Padre Giulio a questo punto ha tracciato un parallelo fra Rut e i popoli indigeni dell’Amazzonia, anche loro poveri e raccoglitori tornati però alla ribalta con il Sinodo conclusosi di recente, voluto da Papa Francesco.
“I popoli dell’Amazzonia – ha detto padre Giulio – sono quelli che hanno oggi il migliore rapporto con il Creato e l’Amazzonia è la nostra riserva di acqua e ossigeno. Ecco perchè Papa Francesco ha fatto questa cosa strana di convocare un Sinodo su quelli che un tempo avremmo definito ‘uomini primitivi’”.
La giornata si è conclusa con la testimonianza del dott. Domenico Cives (ascoltala qui sotto), medico e amico di don Tonino Bello, che ha commosso gran parte dei partecipanti. Cives, parlando di uno dei suoi primi incontri con don Tonino, ha raccontato di quando questi lo invitò a pranzo offrendogli quasi solo pane e acqua.
“Sa quanta gente vorrebbe essere seduta al suo posto? Non perchè è a tavola con un Vescovo, ma perchè lei ha pane ed acqua disse don Tonino a Cives – . Sa quanta gente muore di fame e di sete? Noi ci portiamo un macigno enorme sulla coscienza. È a tavola che dobbiamo sviluppare il senso della solidarietà”.
Valentina Russo