di don Saulo Scarabattoli
Dei Verbum, 5: accogliere la rivelazione con fede. “A Dio che rivela è dovuta l’obbedienza della fede, con la quale l’uomo si abbandona a Dio tutto intero liberamente, prestandogli il pieno ossequio dell’intelletto e della volontà e acconsentendo volontariamente alla rivelazione data da Lui. Perché si possa prestare questa fede, è necessaria la grazia di Dio che previene e soccorre, e gli aiuti interiori dello Spirito Santo, il quale muova il cuore e lo rivolga a Dio, apra gli occhi della mente, e dia a tutti dolcezza nel consentire e nel credere alla verità. Affinché poi l’intelligenza della rivelazione diventi sempre più profonda, lo stesso Spirito Santo perfeziona continuamente la fede per mezzo dei suoi doni”. “Credere significa avere lo stesso pensiero, provare gli stessi sentimenti di Cristo; significa essere in dialogo d’amore con il Padre e vedere le realtà del mondo secondo la prospettiva del Figlio unigenito; significa amare i fratelli come li ama Gesù” (Ezio Luca Boris, in Perle del Concilio, pag. 26).
Quindi, il primo sentimento di chi ha la grazia e la gioia di credere – cioè di fidarsi di Dio come un figlio si fida di suo papà e della sua mamma – è lo stupore e la gratitudine.
Credere, infatti, è prima di tutto fidarsi di una persona; e solo allora potrò fidarmi anche delle cose che mi dice e degli insegnamenti che mi dona.
Si racconta di quella volta che scoppiò un incendio in un palazzo. Il figlio, da una finestra avvolta dal fumo, sa che per salvarsi deve gettarsi nel vuoto. In basso lo chiama suo papà. “Io non ti vedo!”, piange il bambino. “Ma io ti vedo: fidati!”.
Così è la fede.
Abramo. La sua fede è una storia di fiducia: “Esci dalla tua terra, e va’ verso un paese che io ti indicherò”… Dove? Lo scoprirà solo cammin facendo (“camminando s’apre cammino” dice un proverbio sudamericano).
E verrà anche la “prova” del figlio Isacco. La richiesta assurda di offrirlo in sacrificio: sappiamo che è per insegnare al suo popolo che il Dio della promessa rifiuta il crudele uso dei sacrifici umani.
Ma anche in quel racconto, Abramo si fida – si “affida”: Dio provvederà la vittima per il sacrifico, figlio mio, dice.
Charles de Foucauld contempla Gesù morente sulla croce, e percepisce come un flebile soffio, “Padre mio, io mi abbandono a te… con una confidenza infinita, poiché tu sei il Padre mio”. Questa è la fede! Un dono prezioso.
E chi dice di non aver ricevuto questo dono?
Sarà capitato anche a voi incontrare persone che dicono di non riuscire a fidarsi di Dio – spesso davanti al mistero del dolore, di una persona o di un popolo (la giornata della Memoria della Shoah, o la giornata del ricordo delle foibe).
Alcuni vorrebbero fidarsi, ma non non ci riescono. Indro Montanelli scriveva che avrebbe chiesto conto a Dio della sua non-fede!
Altri “cercano e non trovano”, vedi la dolorosa testimonianza di un altro giornalista, Ricciardetto.
A lui – e a tanti come lui – ha risposto, con la sua testimonianza luminosa Carlo Carretto: “Ho cercato e ho trovato”, un augurio è una speranza per tutti.
Diceva: la fede è come una traversata di un lago. Dio dona a tutti una barca, e i remi; il nostro compito è remare.
Buona traversata a tutti.